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Mentre che le buone donne andarono a chiamar il medico, la duchessa e Giulia presero la figura, e Giulia subito la ripose ne la cassa. Fecero tanto romore le due vecchie, che non solamente svegliarono l’Appiano, ma gridando: – Miracolo, miracolo! – fecero correr tutti quelli che albergavano in castello. Il duca ancor egli si levò al romore a andò con molti a la camera de la duchessa. Erasi essa duchessa già vestita, e tanto allegra in vista si mostrava quanto dir si possa. Come ella vide il duca, così gli andò a far riverenza, e tutta allegra e gioiosa gli disse: – Signor mio, io mi truovo la più contenta donna del mondo, poi che è piaciuto a nostro signor Iddio, per intercessione del suo glorioso apostolo san Giacomo di Galizia, rendermi la sanità. – E così gli narrò il bel miracolo. Le due vecchie e la Giulia affermavano visibilmente aver veduto l’apostolo. L’Appiano, in cui il duca aveva gran fede, diceva che quando entrò in camera, che vide un grandissimo lume a torno al santo, e che subito in un batter d’occhio disparve quasi in quel punto quando esso duca entrò in camera. Troppo lungo sarebbe a dire le varie cose che si dicevano. E supplicando la duchessa al duca che si contentasse del voto che fatto aveva, egli lo confermò. Si sparse poi la matina la voce di questo miracolo e d’altro non si ragionava. Il suffraganeo venne in castello e volle diligentemente essaminar la duchessa, il medico, le due vecchie e la Giulia, e tutti unitamente deposero aver veduto il santo apostolo che benediceva la duchessa. E come sono molti uomini e donne a cui par vergogna non aver veduto ciò che altri veggiono, massimamente in cose di santità e miracoli ci furono di quelli e di quelle di corte che affermavano ne l’entrar de la camera aver visto il santo e lo splendore a torno a quello, di modo che quella matina stessa volle il suffraganeo che si cantasse la messa d’esso apostolo, a la quale tutto il popolo concorse. E nel mezzo de la messa il buon suffraganeo fece una predichetta e disse il bel miracolo e la grazia de la sanità de la lor duchessa, e narrava quasi il tutto come di veduta. Era tutta la corte e la città in grandissima allegrezza, e si fecero giostre e bagordi. In questo avendo la signora Isabella Mendozza compìto il suo romeaggio, ritornava indietro, e pervenne con la sua compagnia a Turino, ove, secondo la promessa, andò a far riverenza a la duchessa che con desiderio grande l’aspettava. Fu da la duchessa la peregrina spagnuola molto ben veduta ed accarezzata, e la fece alloggiar in castello. Presa poi l’occasione, ella disse al duca come una gentildonna spagnuola, venendo da Roma onoratamente accompagnata,