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e crudelissima guerra, cacciandogli a viva forza da le isole Baleari, Maiorica e Minoica. Ricuperò anco il reame di Valenza e, passato lo stretto di Gibelterra, diede danno grandissimo agli infedeli, innalzando quanto più poteva la fede di Cristo.
Verissimo pure esser ogni dì si vede il proverbio che communemente dir si suole: che «gli uomini talora si riscontrano, ma le montagne non già mai». Deverebbe questo ammonire quelli che portano il cervello sopra la berretta e, non si curando far le sconcie cose ed offender assai sovente il compagno, dicendo: «Me ne vado ed egli se ne va, nè più ci rivederemo». Erronea certamente e mal regolata openione, come la sperienza ne fa ferma fede, perciò che molte volte ciò che non accade in uno e dui anni, avviene in un punto impetuosamente. E questo ci occorre così ne le nostre vertuose operazioni come ne le male. Chi imaginato si averebbe già mai, Baldo mio soavissimo, che voi ed io dopo tanti anni in Aquitania, nel contado d’Agen, su la riva di Garonna, ad un medesimo tempo trovati ci fussimo? Ponno esser circa ventidui anni, e forse più che meno, che di compagnia a Ferrara ci trovammo a le nozze del signor Gian Paolo Sforza, fratello di Francesco secondo Sforza duca di Milano, e de la signora Violante Bentivoglia sua consorte, ed alcuni dì in grandissimo piacere di brigata dimorammo. Egli vi deve sovvenire quanti bei giochi si fecero e quanto allegramente tutti quei giorni in festa trascorremmo. Finite le nozze, chi andò in qua, chi andò in là, come spesso suol avvenire. Voi non molto dopo, facendo penitenzia de l’altrui colpa, per l’Italia, l’Alemagna, Spagna e per l’Affrica, conquassato da’ contrarii venti d’impetuosa fortuna, finora sète ito errando, e di nuovo la terza volta in Ispagna passar volete, avete di Fiandra fin qui attraversata gran parte del reame de la Francia. Vi riconduce in Ispagna la speranza che avete di dar fine a tante peregrinazioni, a tante fatiche, a tante spese, a tanti pericoli, e vedere col favore del famoso arciduca de l’Austria re di Boemia, malgrado de l’avversa