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Il che molto caramente costò loro, per l’agro castigo e debita punizione che gli fu data. Si condusse madama in Linguadoca a San Nazaro, castello de la badia di Fonfreddo vicino cinque o sei miglia lombarde a l’antica città di Nerbona, che già diede il nome a la provincia nerbonese. Quivi fermatasi, perchè la badia è d’uno dei signori suoi figliuoli, (ed ha molte castella con giurisdizione di far sangue, e ci sono luoghi bellissimi di caccie di cervi, caprioli, cinghiari e altre fere e d’augelli da terra e d’acqua, essendo presso a la marina), era tutto ’l dì dai circonvicini signori e baroni visitata. È costume del paese che quei gentiluomini e signori con le dame e mogli loro di brigata si vanno visitando, e fanno insieme una vita allegra e gioiosa, avendo per l’ordinario in tutto dato bando dagli animi loro a la malinconia e gelosia, e d’ogni tempo ballando e facendo mille festevoli giochi, e basciandosi in ogni ballo assai sovente. Avvenne un dì che ragionandosi degli inganni che alcune de le mogli hanno fatto ad Enrico di questo nome ottavo re d’Inghilterra, e de la vendetta che egli di loro ha presa, il signor Ramiro Torriglia spagnuolo, che lungo tempo è stato in Italia, a proposito de le beffe che le donne fanno ai mariti, narrò una picciola istoria. Piacque essa istoria agli ascoltanti, onde mi venne voglia di descriverla. Sovvenutomi poi di tante mie novelle non ve n’aver ancor donata una, me stesso di trascuraggine accusai, deliberando che questa fosse quella che appo tutti facesse testimonio de la cambievol nostra benevoglienza e de la vostra gentilissima cortesia. Ma io non voglio ora entrar a dire de l’amorevolezza vostra, de la diligenza sempre vivacissima che ne le cose degli amici mostrate, a di tante altre vostre lodate condizioni, chè sarebbe opera troppo lunga, ed io non mi mossi a scrivervi per voler raccontar le vostre lodi, ma per donarvi questa istorietta e rendervi certo che ovunque io sia, sono e sarò sempre del mio generoso Olivo. State sano.
Negli anni de la salute' 'nostra del millecentonovanta, poco più o poco meno, era conte di Barcellona don Pietro d’Aragona, e fu il settimo re d’essa provincia aragonese. Egli ebbe per moglie donna Maria di Monte Pesulino,