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molte donne, a le quali fu dato ad intender che la sposa era forastiera. Invitò anco Gerardo il suo comito consapevole del tutto ed alquanti nobilissimi gentiluomini, tutti credenti che la sposa fosse straniera. Così il dì disegnato la condussero a la messa con gran pompa e trionfo. Fu da tutti che la videro tenuta per la più bella giovane ch’in Vinegia fosse, e da ciascuno era con meraviglia non picciola mirata. Avvenne per sorte che colui a cui dal padre d’Elena ella era stata per moglie promessa si ritrovò con un suo caro compagno, che seco era quando il sabbato egli l’andò a vedere, alora in chiesa. E come far si suole, intentamente guardandola, per bellissima quella lodarono e dissero che in effetto ella meravigliosamente rassembrava ad Elena morta; onde più fisamente quella guardando, pareva che con gli occhi la volessero inghiottire. Ella, che di loro s’avvide e gli conobbe, non si puotè contenere che alquanto non ridesse e poi altrove rivolgesse il viso; il perchè i dui compagni entrarono in openione che senza veruno dubio la sposa fosse Elena. Si partirono di chiesa e di lungo andarono al Patriarcato, ove tanto dissero che il patriarca concesse loro che potessero aprir lo avello ove Elena era stata sepellita. Quivi non vi trovando nè ossa nè polpa, concitarono i dui giovini un gran romore, e venuti ove si facevano le nozze, volevano per ogni modo Elena, dicendo l’uno di loro che dal padre di lei a lui era stata promessa. E moltiplicando in parole, Gerardo col rivale si diedero la fede a le venti ore di trovarsi con spada e targa in uno di quei campi di Vinegia. Ma venuta la cosa a la cognizione del conseglio dei capi dei Dieci, furono proibite l’arme e determinato che civilmente si procedesse. Così dedutta la lite in giudizio, non sapendo il giovine che la voleva altro allegare se non la promessa del padre, e Gerardo provando per la balia che sposata l’aveva e consumato il matrimonio, e questo istesso confermando Elena, fu giudicato lei esser vera moglie di Gerardo. Messer Pietro che fuor di Vinegia alora era, intesa la novella, e conoscendo Gerardo esser giovine nobile e ricco, quello accettò non solamente per genero ma per figliuolo, di maniera che il buon Gerardo di ricco divenne ricchissimo e lungamente in pace ed allegrezza visse con la sua Elena, spesso rimembrando gli infortunii passati con lei e con la cara balia, i quali minimissima parte furono di tutti i lor danni, andando poi sempre di bene in meglio.