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casa. La buona Elena, la quale, non avendo mai provato amore e tuttavia sentendosi destare non so che per la mente che dolcemente l’ardeva ed insieme stimolava, pensando che in breve diverria sposa del suo caro Gerardo, non trovava luogo che la tenesse. Incitavala a le nozze il desiderio di giocar con l’amante un gioco che non sapeva ancor che gioco si fosse, ma dilettevolissimo lo stimava. Spaventavala e di freddo ghiaccio la riempiva a dever far questo senza saputa e licenza del padre, e temeva che alcuno grande scandalo ci nascesse. Così tra due combattendo travagliava, ora sperando, ora temendo, ora tacitamente dicendo: – Sarò io così ardita, anzi pur temeraria, che simil cosa presuma occultamente fare? – Cacciato questo pensiero, diceva poi: – Dunque io non debbo far ogni cosa per poter sempre gioiosamente giocare col mio Gerardo? – Così vaneggiando e varie deliberazioni facendo, a la fine conchiuse voler il suo amante sposare, avvenissene poi ciò che si volesse. Avendo adunque da la sua cara balia inteso la buona disposizione de l’amante, rimase mirabilmente sodisfatta; onde, fatti diversi discorsi, statuirono di far un giorno un gran bucato e porre in quell’ora tutte le fantesche in faccende, che messer Pietro in casa non si trovasse, a ciò che comodamente Gerardo dentro entrasse. Fatta questa deliberazione, fu Gerardo da la sagace balia avvisato del tempo statuito. Venuta adunque l’ora, essendo messer Pietro in conseglio di Pregati, posero la balia ed Elena le servigiali de la casa tutte a torno al bucato, e di modo quelle tenevano quivi occupate che Gerardo, venuto a la casa e soavemente sospinto l’uscio che aperto ritrovò, entrò dentro, e senza esser da veruno veduto, montate le scale, in una camera si riparò che la balia detta gli aveva. Quivi stava aspettando che la balia per lui venisse, la quale guari non stette che ci venne, e per una scaletta segreta quello a la camera ove Elena attendeva condusse. Tremava la semplice e timidetta fanciulla e da gelata paura sovrapresa, che di freddo sudore tutte le membra le occupò, non si moveva nè sapeva che dirsi. Medesimamente Gerardo, di soverchia gioia tutto ripieno ed in sè non capendo, stette un poco senza poter formar parola. Poi ripreso animo, la lingua snodando, con debita riverenza e tremante voce la salutò. Ella tutta vergognosa gli rispose che fosse il ben venuto. La balia, che vedeva i dui amanti starsi taciti, disse loro così sorridendo: – Egli mi pare che voi vogliate giocar a la mutola. Ma perciò che ciascuno di voi sa la cagione perchè qui venuti sète, meglio è non perder tempo. Pertanto io sono di parere che al desiderio