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modo lieto di così fatto avvenimento, pigliato il vago fiore ed a la giovane fatta condecevole riverenza, esso fiore più e più volte allegramente basciò. L’odore del vago fiore e la bellezza d’Elena in così forte punto entrarono nel core del giovine, che ogni altro ardore che in quello ardesse in un tratto si smorzò, e con tanta forza le fiamme de la bella Elena l’accesero, che mai più non fu possibile non dico ad' 'estinguerle ma pure in minima parte a scemarle. Onde Gerardo di nuovo fuoco abbrusciando, la pratica de la barbiera in tutto abbandonò e di se stesso intieramente a la vaga fanciulla fece dono. Ma ella, che semplicissima era ed ancora il petto agli strali amorosi aperto non aveva, quando Gerardo dinanzi a le finestre di lei passava, ancor che volentieri lo vedesse, nè più nè meno lo guardava come se il mirarsi insieme fosse stato un giuoco. Frequentava ogni dì, e quattro e sei volte il giorno, l’innamorato giovine quel camino nè mai gli veniva fatto di veder Elena se non il dì de la festa, perciò che la fanciulla, non essendo ancora in lei destato amore, riputava i giorni del lavorare non esser convenevoli al suo gioco. Gerardo, che ardentissimamente amava, viveva in pessima contentezza, non ritrovando via di veder la sua innamorata, e meno di poterle con parole o lettere manifestar il suo amore. E così ardendo e struggendosi senza pro, quando la festa la vedeva, con quei megliori atti che poteva s’ingegnava di scoprirle quelle fiamme che sì acerbamente lo struggevano; ma ella poco di simili atti intendeva. Nondimeno, a lungo andare sentiva nel core piacer non picciolo veggendo Gerardo, ed averia voluto che egli venti volte l’ora si fosse lasciato vedere, ma il dì de la festa solamente. Per questo, per non esser nei giorni festivi da le compagne disturbata, e più contentandosi de la vista di Gerardo che del gioco de le «forfette», cominciò or con una scusa or con altra a distorsi da la compagnia de le quattro sorelle. Essendo la cosa in questi termini, avvenne che un dì, andando lo sconsolato amante a piè per la via di terra o «fondamenta», come a Vinegia dir si costuma, vide la balia d’Elena, che prima era stata balia di lui, voler entrar in casa d’essa Elena e picchiar a la porta. Egli alquanto lontano da lei la cominciò a domandare: – Balia, balia! – ma per il picchiare che ella a l’uscio faceva, nulla del chiamare del giovine sentiva; onde essendo aperta la porta, ella entrò dentro. S’affrettava il giovine pur di giunger la balia prima che entrasse in casa, e la chiamava tuttavia. Ella volendo chiuder la porta, voltatasi indietro, vide Gerardo che tanto non s’era saputo studiare di menar i piedi, che fosse giunto sì tosto come