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novella xl. 183

mamente credendo aver bevuto veleno, acconciatasi in letto in guisa di voler morire, venuta per l’imaginazione in viso tutta pallida, loro con sommessa voce in questo modo rispose: siate sicuri, cari amici miei, che quell’acqua che veduto m’avete bere, è di sì fatta qualità cotta e distillata, che in meno di due o tre ore farà che il mio travagliato spinto ne anderà nel profondo dell’abisso infernale; imperocchè veggendo io Camillo ostinato a non volermi per quella che avanti gli era, non ho voluto esser più mia, e meno d’altrui. le muoio, e cotanto volentieri e lietamente esco di vita, quanto di grado restata ci sarei, ogni volta che Camillo m’avesse voluto per quella sua serva che prima io gli era. E credetemi ciò che vi dico, perchè vi dico il vero; che mai non mi parve esser tanto contenta in vita mia, quanto sono al presente in questa mia partita, essendo certa che in brevissimo spazio di tempo io uscirò di cotanti noiosi affanni: i quali senza paragone più assai mi tormentavano, che ora non fa la vicina morte. Io aveva di continuo intorno al cuore un acutissimo e pungente stimolo, che giorno e notte non cessava già mai di darmi fierissime punture, e mille volte ogni momento d’ora mi sentiva languire e venir meno, che pareva appunto che il mio cuore fosse di banda in banda in cento luoghi passato. Ora venuta è la (ine d’ogni mio male. E nel vero, amici miei, la morte non mi par così terribile, come molti la fanno; anzi a me par elta molto dolce e cara, e che sia assai meglio a questo modo uscir del inondo che aspettar l’odiosa a’ giovini vecchiezza, e attender che le diverse e gravissime infermità, con tante spezie di morbi, ne facciano sulle piume marcire. Rimanetevi in pace, e Dio vi doni miglior fortuna, che la mia non è stata. Camillo si mostrava in vista il più dolente uomo che fosse, e pareva attonito a sì fiero spettacolo. Ma, come già vi dissi, egli e Delio avevano con Mario messa l’acqua nell’ampolla, e sapevano che non poteva nuocere; e volevano pur vedere se Cinzia era sì pazz;;, che o sè od altrui volesse avvelenare. Fingeva adunque Camillo esser molto di mala voglia, e quasi che gli occhi aveva colmi e pregni d’amare lagrime. Delio aveva sì grande appetito di ridere, che a gran pena si poteva contenere: ma per meglio adornar la favola, auch’egli pareva esser fuor di misura dolente. S’accostò Camillo al letto ove Cinzia giaceva, e tutto in viso e negli atti, come se ingombrato fosse da grandissimo dolore, con voce assai languida le disse: ahimè, Cinzia mia, che Dio ti perdoni! che pensiero è stato questo tuo a commetter sì espressa e crudele pazzia, che di te stessa tu sia voluta divenir micidiale! Come ti