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deve restar di questa maniera così confuso in questo inestricabile labirinto. Tu parli nel vero da gentiluomo e vuoi che egli ed io tocchiamo con mano che, ancora ch’ei ti avesse fatto questo oltraggio, con tutto questo tu lo vuoi per amico e fratello. Ma il fatto non sta bene. Chè, se tu brami mostrar la grandezza de l’animo tuo, mostrala in altro, e non volere con dimostrarti magnanimo e generoso far che Giulio sia tenuto disleale e villano e tu di poco giudizio, che per elezione ti pigli uno per amico che, avendo commesso ciò che si dice, non merita che tu punto l’apprezzi e meno che tu l’ami, nè abbi caro. E chi sarà poi che, sapendo che tu sia da lui ingiuriato, non dica che tu averai voluto strafare ed operar più di quello che a gentiluomo si convenisse, che altresì Giulio non sia accennato con l’infame dito di mezzo per un tristo discortese, e da tutti schernito e vituperato? Ma dimmi, per Dio: com’esser potrà già mai che tu non stimi che Giulio sia il più villano e traditor gentiluomo del mondo, se questa fantasia ti resta in capo ch’ei sia divenuto di Cinzia possessore? Che tu dica ch’il tutto con perpetuo oblio porrai dopo le spalle, tu lo puoi ben dire, ma bisogna che tu trovi chi te lo creda. Tu sei uomo di carne e d’ossa come gli altri, ed hai sì bene le passioni com’io, le quali io ti ricordo che sì tosto domar non si ponno che non facciano il loro ufficio. Ora, perchè questi primi movimenti de l’animo allegato al corpo non sono ordinariamente in poter nostro, e questa tua piaga ancora gitta sangue, e troppo fresca e' 'profonda si vede, non voglio per adesso dirti altro, imperò che la tua ferita non riceveria medicamento alcuno che profittevole le fosse. Questo solo ti dico, che tu pensi chi è Giulio, e consideri la qualità di chi male te n’ha detto, e che tu ti metta in suo luogo; e poi dimane, con più agio e meno còlera, saremo insieme, e forse ti troverò più capace a ricever compenso e rimedio che ora non sei. Io so bene che se tu ci pensi, oggi e questa notte che viene, suso, e metti lo sdegno da canto, che farai quel giudicio di così fatto caso che a la tua prudenza si conviene. – Finito questo ragionamento, Delio e Giulio si partirono, e andando per la città a diporto, e varie cose insieme di quanto s’era con Camillo detto ragionando, disse Giulio a la fine: – Io mi trovo, Delio mio, nel maggior travaglio del mondo, nè mi sovviene che già mai in me, per accidente avverso che avvenuto mi sia, fosse tanta confusione di mente quanta ora vi conosco essere, e sono assai più irresoluto e dubbioso che prima, e tanti e sì diversi pensieri mi combattono che io non so che mi fare. Veggio Camillo aver ferma credenza che io gli abbia fatto questo torto, ed ancora