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ingegno nè di così mal animo che tu volessi amare chi, secondo il tuo credere, disonorato t’avesse, ed esser mostro dal volgo a dito come un caprone e persona che tenga poco' 'conto de la riputazione ed onor suo. Camillo mio, io sono gentiluomo ed uomo d’onore, e prima morir vorrei che commetter una sì fatta sceleratezza contra te. Poi non sai tu se io amo colei che del mio core è donna, a cui io unicamente e con ogni riverenza servo ed onoro? E ben che lontano da lei ora mi trovi, nondimeno tu puoi pur esser chiaro se con altra donna ho voluto domesticarmi già mai. Ed ora vorrai che io sia divenuto sì pazzo ch’io abbia commesso questa follia? Tolga Iddio da me che mai ci pensi! Sì che delibera farne la prova, per assicurarti che Giulio t’è vero e fedelissimo amico. Ma chi t’ha detto che io abbia fatto cotesto fallo? – A me lo disse, – rispose Camillo, – la balia. – Dunque quella lupa de la balia, – disse Giulio, – t’ha piantata questa carota? Ella è una trista ubriaca nè sa quello che si dica. Se ella fosse uomo sì come è donna, io le cavarei gli occhi e vorrei col parangone de l’arme farla mentire di quanto ha detto, come una bugiarda che ella è. – Camillo, che pure teneva per fermo la faccenda essere come la traditora balia gli aveva divisato, ed ancora che sommamente l’atto gli fosse stato di grandissima noia, nondimeno egli non voleva perder l’amico, in questa guisa a Giulio disse: – Io te l’ho detto e di nuovo te lo ridico, che, sia come si voglia, io stimo più te che non faccio quante Cinzie si trovino, e sono per esserti sempre quel fratello ed amico che stato ti sono, se da te non rimarrà. E, di grazia, non parliamo più di questo fatto. A me basta slegarmi da costei, poi che ella così vuole. Ora per risponderti ad una parte che detta hai, ti dico, ancor che alcuno intendesse che tu con Cinzia mischiato ti fossi, quando vederanno che noi siamo amici e come di prima conversiamo insieme, non crederanno a le ciancie tra loro seminate. Che io poi tenga in core memoria di questa cosa, non lo credere, e levati questa fantasia di capo, perchè io spero in Dio che non passerà un mese che io metterò Cinzia e tutto ciò che a lei appartiene in eterno oblio. – Delio, a cui a modo veruno non piaceva che il fatto rimanesse in questa confusione, preso per mano Camillo che si levava per uscir fuor di camera, in questo modo, facendolo sedere, gli disse: – Camillo, io sono sicuro che tu parli di core, e non dubito punto che tu non sia per esser con Giulio come discorso hai. Ma, per Dio, leva un poco dagli occhi tuoi questo folto velo di passione che alquanto la vista del giudizio t’annebbia ed offosca, e giudicherai se Giulio