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in un repente, ancor che si veggiano da le donne loro sprezzati e scherniti, smorzar le fiamme amorose ed in breve tempo di servi d’amore diventar liberi. E chi è de le sue passioni e degli affetti così signore che ad ogni sua voglia possa disporre com’ei vuole, questo tale veramente io non dirò che sia puro uomo terreno, ma affermerò che assai più tenga del celeste e divino che del terrestre ed umano. Ora ben che per molti essempi io potessi provar questa mia openione esser in molti e da molti messa ad effetto, nondimeno voglio venir a la narrazione d’un caso avvenuto nuovamente in una città di Lombardia, il quale meritarebbe esser divolgato da più onorata e dotta bocca che la mia pena bastevole a dir quanto ch’è seguìto, non che d’ornare con leggiadro stile quelle parti di questo nobilissimo accidente, che meritevolmente da la faconda e dolcissima eloquenzia del divino Boccaccio deveriano esser celebrate e commendate. Qui si vederà che una vertuosa giovane ha più tosto per elezione voluto perder la vita che l’amore del suo signore, e si toccherà con mano che con lieto e meglior viso e con più saldo ed allegro core ella ha bevuto il mortifero veleno, che non averebbe il peregrino da longo e faticoso viaggio stracco e da l’arsura del sole nel mezzo giorno secco, quando arrivava sotto alcun’ombra, le dolci e limpide acque d’una fresca e chiara fontana, che fuor del vivo sasso sorge e con grato mormorio per le verdi erbette se ne va fuggendo. E questo ha ella fatto perchè fuor di misura amava e più stima faceva del suo amante che de la vita propria. Qui anco vederete quanto possa l’ignorante malignità ed il poco cervello d’una rea femina, la quale, non pensando ad altro che a l’utile ed a sodisfar a’ suoi poco onesti pensieri, nè d’onore nè di vergogna nè di danno che seguir le ne potesse mostrò curarsi. Ma perchè mai il biasimar le donne non mi piacque, e per riverenza di quella che mentre visse fu mia tramontana stella, tutte le donne voglio aver in onore, e deve ciascuno onorarle; e per non tenervi più a bada, venendo al fatto, così a novellare cominciar mi piace. Vi dico adunque che in una città di Lombardia fu, ed ancora è, un gentiluomo il quale alcuni di voi conoscono, che dei beni de la natura e de la fortuna è onestamente dotato, e ne l’amore assai felice, essendo naturalmente molto inclinato a darsi in preda a le donne, il cui nome è Camillo. Questi, presa familiar domestichezza d’una giovane assai appariscente e vertuosa, la quale di sonar arpicordi era molto eccellente, non guari con lei ebbe praticato che quella domestica conversazione si convertì ne la specie di quel buon amore che