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senza governo de la ragione, e che il senso non ha parte ne l’azioni loro. Questi tali voglio io che le mie novelle schifino come il morbo e le lascino stare a tutto lor potere, imperò che elle sarebbero schernite ed io senza fine biasimato e sciocco tenuto. Ma elle anderanno solamente ne le mani di quegli uomini e di quelle donne che, essendo di carne umana, non stimano esser loro tanto disdicevole lasciarsi a le volte vincer da le passioni amorose, e quelle temperatamente, più che si può, reggere. Con costoro vorrò io che elle se ne stiano giorno e notte; e che non se ne partano già mai. E se pur talora le bisognasse altrove di mostrarsi, ho voluto che questa del chiaro e valoroso vostro nome vertuosamente armata si veggia comparire, a ciò che la riverenza e riputazione di quello da questi superstiziosi ippocriti sicura la mantenga. Chè, in vero, quel generoso nome vostro tale seco apporta valore, che ella può in ogni luogo senza tèma d’esser morsa lasciarsi vedere. Nè deve, madama, a voi, che sì gran dama sète, parer di strano che io, uomo basso e di poca stima, tanto presuma di potermi valer di voi, non v’avendo più che una volta fatto riverenza, quando in compagnia de l’illustrissimo e reverendissimo monsignore cardinale d’Armignac, uomo da esser sempre prefazione d’onore nomato, veniste a Bassens ed alloggiaste in casa de l’illustrissima eroina madama Gostanza Rangona Fregosa, mia padrona e signora. Qui adunque ove io a le muse ed a me stesso vivo, tal ora ci donaste saggio de l’umanità, gentilezza e cortesia vostra, che io posso ragionevolmente pensare, senza esser ripreso nè ricever biasimo alcuno, di prevalermi in questo del vertuoso e chiaro vostro nome. Ma che debbio io temere, avendo continovamente in memoria le larghe e cortesissime vostre offerte che, non le avendo io meritate, degnaste al partir vostro di qui sì graziosamente con sì onorate parole farmi? La fama poi che del vostro valore per tutto suona, e ciò che de la conversazione e costumi vostri tutto il dì, da chi domesticamente vi conosce, onoratissimamente si predica, mi fanno credere che se ben io non v’ho mai fatto servigio, che questa novella mia non vi sarà discara, anzi porto ferma openione che cara l’averete. Mi sono anco mosso a donarvela e scriverla al nome vostro, perchè in questi sei anni che di continovo sono dimorato in questo regno di Francia, ancora non ho veduto donna alcuna che più di voi si diletti de la lingua italiana nè che più volentieri oda legger le cose in quella scritte. Il che pienamente dimostraste alora che con intenta attenzione alcune mie novelle che lessi ascoltaste, e, che non picciola