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138 | parte seconda |
d’ottimo discorso, ed innanzi l’età di diritto giudizio, aiutato dalle buone lettere che aveva, e dall’ammaestramento del dotto e virtuoso messer Paolo Pausa. Ora si conchiuse, se in quei punto non moriva, che ci si faceva assoluto signor di Genova. Quivi furono rari i ragionamenti fatti dei casi suoi, secondo che rari erano i pareri e l’affezioni di chi parlava; nondimeno non ci fu persona, così della nazion nostra italiana come della francese, che mirabilmente non lo commendasse, essendosi molte sue rare virtù e doti raccontate, e lodata la grandezza dell’animo suo, che in sì giovenil età avesse da se stesso con tanto ordine disposte le cose atte e necessarie a farlo impadronire della sua patria; impresa che non fu da tanti.suoi avi, uomini savi, bellicosi e potentissimi attentata già mai. Era nella briqata Calando d’Arimini, che lungo tempo a Genova e per quelle contrade praticato areva, e domesticamente il conte conosciuto. Egli, poichè ebbe di esso conte detto alcune cose, nella fine narrò una novelletta nella patria vostra dì Chiavari avvenuta; di modo che tutti i ragionamenti si terminarono in cose d’amore. E perchè nella novella interviene uno dei vostri Ravaschieri, avendola io scritta, ho pensato che meritevolmente a voi si convenga; onde quella ho al nome vostro dedicata, acciò che veggiate che io son ricordevole delle carezze e piaceri da voi ricevuti, così a Carcassona come ancora alla Badia di Caones in Linguadoca, quando d’essa Badia eravate governatore. Sentirete adunque ciò che l’Ariminese ragionò. State sano.
NOVELLA XXXVIII.
Temeraria presunzione d’uno innamorato, e la morte di quello, perchè strabocchevolmente e senza consiglio si governò.
Voi altri, signori miei, meritevolmente avete commendato il conte Gian Aloise Fiesco, perchè nel vero era giovine che lo valeva; ma penso che la più parte di voi l’abbia lodato, mosso dalla chiara fama che di lui e delle sue virtù e singolarissime doti per le bocche degli uomini vola. Ma se voi l’aveste conosciuto, com’io familiarmente in diversi affari l’ho praticato, penso che tutto questo giorno non vi sarebbe bastato ad esplicar le debite sue lodi. E se io vorrò entrare a dirle, facil cosa mi fia il cominciare ma trovarne il fine, non so io come agevol mi fosse. Tacerò adunque la creanza sua atta ad ogni grandissima impresa: tacerò come, ancora quasi fanciullo, cominciò a me-