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novella xxxvii. 135

figliuola, e dir di sì; quando il re un’altra fiata quelle stesse parole ad Alix replicò. Ella allora, fatto un riverente inchino, veggendo il re parlar sul saldo, modestamente rispose che di lui era serva, e che quantunque si conoscesse non doversperare nè presumere d’aver un re per marito; nondimeno, volendo egli così, ella era pronta ad ubbidire. E voi, monsignor di Eborace, soggiunse il re, dite le consuete parole che s’usano negli sposalizi; onde all’interrogazione del prelato, dicendo tutti due di sì, il re cavatosi un prezioso anello di dito, con quello la sua cara Alix sposò: e baciatala amorosamente, le disse: Madama, voi siete la reina d’Inghilterra, ed io per ora vi dono di provigione ogni anno trenta mila angelotti, e questo cofano che qui è, pieno d’oro e di gemme; e la chiave è questa che vi do. Essendo poi decaduta la duchea di Lancastro al fisco reale, quella vi dono, e voglio che liberamente sia vostra, e che ne possiate disporre, donare e vendere come v’aggradirà. Rivolto poi al segretario, gli comandò che alla reina di queste donazioni facesse un amplissimo decreto: indi ordino che questo matrimonio senza sua licenza non si divolgasse; e fatti entrar nella via segreta quelli che seco erano, egli con la reina rimaso, il matrimonio seco consumò, raccogliendo parte del frutto del suo lungo e ferventissimo amore con piacer indicibile. Poi con lei sceso nella via segreta, ove il vescovo e gli altri erano, senza esser da persona visti, lietamente accompagnarono la nuova reina alla barca. Restò il re con i suoi, e le donne a casa se n’andarono, lodando e ringraziando la bella reina Iddio, che ai suoi travagli sì lieto fine e tanto alta ricompensa aveva donato. La madre, che la figliuola, per farla putta, al re condusse, a casa reina ne la menò. Il re fra dieci giorni, ordinato il tutto, il suo fidato cameriere con sue lettere, della contessa e della reina al conte suo suocero mandò, invilandolo alle nozze con i figliuoli. Il conte, così buone e non sperate novelle sentendo, fece infinite carezze al cameriere, e gli donò molte belle cose; e in compagnia di quello e dei figliuoli, gioioso ed oltra misura lieto, subito a Londra se ne venne. L’accoglienza tra il padre e la figliuola nuova reina e tra i fratelli e quella furono grandissime, e più e più volle iterate: nè d’allegrarsi insieme saziar si potevano. Si rallegrava il padre, veggendo l’opinione che avuta aveva della grandezza dell’animo della figliuola, esser riuscita con onore ed esaltazion della casa, e benediceva l’ora ch’ella nacque; e molte volte narrar si fece tutta l’istoria tra il re e lei successa: onde la contessa non poteva fare che non s’arrossisse, quanda sentiva ricordar l’esorta-