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novella xxxvii. 131

unica mia, da me infinitamente e sovra ogni creata cosa amata signora, poichè voi, la vostra mercè, degnaste venir qui in casa nostra, e mi chiedete che prima che io di voi il mio voler adempia, una grazia vi faccia, io son presto a compiacervi, e vi giuro per il battesimo che ho in capo, e per quanto amore vi porto (che maggior fede darvi non posso), che tutto quello che mi ricercherete ch’io faccia, senza scusazione alcuna farò; con questo che non mi comandiate ch’io non v’ami nè vi sia, come sono e perpetuamente sarò, leal e fedel servidore; che cotesta cosa, ancora che ve la promettessi, e con mille e mille sagramenti affermassi, osservarsela non potrei già mai; perciocchè se senza anima l’uomo può vivere, io potrei non amarvi; e prima ogni impossibil cosa sarebbe, ch’io non v’amassi. Chiedete adunque animosamente ciò che vi piace, ch’io ed il reame mio siamo in vostro potere. E se io già mai penserò non attenervi ciò che mi domanderete, essendo in poter mio, o d’uomo che sia nel mio reame, io priego divotamente Iddio che del principe di Galles Odoardo, mio primogenito, e degli altri miei figliuoli, o di cosa ch’io mi desideri, contezza alcuna già mai non mi dia. La bella Alix allora, ancor che fosse invitata a levar su, non volle; ma inginocchiata com’era, la mano del re onestamente presa, così gli disse: ed io, sire, baciandovi la real mano, di questa grazia che mi fate, senza fine vi ringrazio, e vi resto obbligatissima; onde confidandomi della real vostra parola, come debbo, il dono, che io quanto la mia vita bramo, vi richiederò. Il re, che in effetto era tocco del buon amore, e che più amava Alix che le pupille degli occhi propri, di nuovo strettissimamente le giurò, che senza froda o inganno veruno, realmente farebbe il tutto che ella domandasse. In questo ella cavò fuori il tagliente coltello, che più di due palmi aveva di ferro; e caldissime lacrime spargendo, che le belle e rosate guance le rigavano, pietosamente al re, che tutto era pieno di stupore e meraviglia, disse: Sire, il dono ch’io vi chieggo, e voi obbligato vi siete di farmi. e questo; che io con tutto cuore vi prego ed affettuosamente supplico che il mio onore tor non mi vogliate; ma prima con la spada vostra vi piaccia tormi questa caduca vita e frale, acciò che se fin al presente vivuta da pari mia senza biasimo sono, da pari mia anco onoratamente muoia. Se questa grazia da voi impetro, che prima mi sveniate che levarmi l’onore, io prego il nostro Signore Iddio che sempre felice vi conservi, e vi doni il compimento perfetto d’ogni disio; altrimenti io faccio voto a Dio, e di cuore vi prometto che non mi attendendo la promessa,