sto mezzo se n’andò in camera sua, e senza altrimenti abbigliarsi più di quello che era, prese il suo tagliente coltello, e sotto le vesti ad una cintola l’appiccò; poi dinanzi a una imagine rappresentante la Reina del cielo, Madre di Dio e refugio dei tribolati, che nelle braccia teneva la figura del suo carissimo Figliuolino, si pose inginocchione, quella divotissimamente pregando che il suo Figliuolo le rendesse propizio, a fine che il suo casto proponimento mantener potesse: indi, piena di fiducia e di costanza, levata, all’aspettante madre, che il tutto aveva già fatto apprestare, se ne ritornò. Terminava l’orto della casa del conte Ricciardo sovra il Tamigi; ed una porta v’era, ove la barchetta dimorava. Quivi la contessa con Alix e con due donzelle discese, e tutte montarono in barca, che da due fanti era guidata; e giù a seconda per il fiume navigando, il picciolo legnetto arrivò alle sponde del giardino reale. Erano conce di modo le rive, che per una sola porta vi si poteva su salire; e tutto il resto di ognintorno era d’alte mura chiuso. Era la porta poco innanzi dal cameriere stata aperta, il quale era dell’amore del re consapevole, e quello nell’istessa ora aveva alla riva del fiume tutto solo accompagnato; che per meglio pensare ai suoi amori, s’era dai suoi cortegiani furtivamente levato, e non molto lontano sotto alcune fresche ombre suso erbucce odorifere assiso se ne stava. Il cameriere per iscontro l’aperta porta sotto arboscelli sedeva, si per goder il fresco dell’aria che dalle crispanti acque soavemente spirava, ed altresì perchè nessuno dentro entrasse. Ora essendo le donne giunte a quel luogo, smontarono sull’arena del fiume, ordinando ai barcaruoli che quindi con la barca non si movessero: salirono poi alquanti gradi, e dentro la porta entrarono. Come il cameriere le vide, e conobbe la contessa, forte si meravigliò; ma molto più di meraviglia lo prese, quando vide la bella Alix; onde fattosi loro incontra riverentemente ricevendole, quelle salutò, e le dimandò ciò che andavano facendo. Siamo, disse la contessa, venute a far riverenza a monsignor lo re nostro sire, come poco fa vi dissi che mi sforzerei di fare. Il cameriere, d’infinita allegrezza pieno, fatto i due fanti con il legno dentro un pelaghetto entrare, dove il re le sue barche serrate teneva, fermò la porta del giardino; e, ragionando con la contessa, al luogo ove il re sedeva, s’inviò. Il re stando allora, come già s’è detto, assiso all’ombra, ed alla crudeltà e rigidezza d’Alix pensando, ed insiememente con gli orchi dell’intelletto contemplando la vaga bellezza di quella, che a lui pareva pure la più bolla o miracolosa che mai veduta avesse nè sentita ricordare.