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Egli, che' 'sovra un lettucciuolo da campo se ne stava assiso, volle che il conte parimente sovra il medesimo lettuccio sedesse, e ben che egli per riverenza nol consentisse, a la fine pure per comandamento del re che così volle vi s’assise. Stette alquanto il re senza dir motto alcuno, e poi dopo molti sospiri che interrotti mandava fuori, con gli occhi di lagrime pregni, così a parlar incominciò: – Io qui, conte mio, ora v’ho fatto venire a cagione d’un mio importantissimo bisogno, che a me non meno importa che la vita propria. Nè so se mai in caso alcuno fortunevole che avvenuto mi sia, che pur molti avvenuti mi sono e perigliosi assai, io mi ritrovassi in tanto fastidio e tanto noioso affanno in quanto ora mi ritrovo, che da le mie passioni così combattuto e vinto mi sento che, se a quelle alcun compenso non è in breve dato, elle certissimamente a la più disperata morte che mai uomo facesse mi condurranno. Beato veramente dir si può colui che col freno de la ragione i sensi suoi governa, nè da le sfrenate voglie trasportar si lascia. E chi altrimenti fa giudicio, io tengo che non uomo, ma più tosto animale senza ragione si debbia dire, chè per questo solo siamo noi da le bestie differenti, imperò che elle tutto quello che fanno, tratte dal loro naturale istinto adoperano e mandano ad essecuzione, e seguitano in tutto l’appetito. Ma noi con la misura de la ragione possiamo e debbiamo l’azioni nostre misurare, e quello eleggere che più dritto e conforme al giusto ci pare. E se talora del destro e vero camino erriamo, la colpa pure è nostra, che invaghiti d’un apparente e falso diletto ci lasciamo al disordinato appetito fuor del buon sentiero e sicura via cavare, andando poi precipitosamente a dar del capo in profondi abissi. Misero me, e tre volte misero, che queste cose tutte veggio e comprendo, e conosco quanto strabocchevolmente fuor di strada l’appetito mio disordinato mi tiri, e non so nè posso ritrarmi e sul vero calle ritornare ed a questi folli pensieri volger le spalle! Dico «non posso» e dir deverei «non voglio»: anzi pur vorrei, ma sì innanzi mi sono da le mie passioni, dai miei appetiti e da le mie mal regolate voglie lasciato trasportare, e sì ho allentato il freno ai miei disconvenevoli disiri, che a me più ritrarlo non vaglio. Son io come uno che, tratto da la vaghezza di seguir una fera in un folto bosco, tanto va innanzi seguitando che poi non sa trovar il camino di ritornar indietro, anzi quanto più per dentro vi s’aggira, tanto più vi s’intrica e vi s’imbosca e dal vero camino s’allontana. Ora, comunque la cosa si sia, questo cotanto ve n’ho io, conte mio, detto, non perchè non veggia