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e per tutto ciò a nessuna cosa profittevole del suo desiderio pervenendo, quasi che egli si disperava, e d’amare o non volendo o non potendo disciogliersi, nè morir sapeva nè lo star in vita punto gli giovava. Erano già più di nove mesi che egli infelicissimamente l’amava, e quantunque volte la vedeva, tutto di nuovo disio ardendo e quella sovra ogni creata cosa amando, non come suddita sua ma come unica del mondo imperatrice onorava e riveriva. Tuttavia egli in tanto si temperava e il freno de l’appetito teneva in mano, che quanto più poteva a tutti gli altri questo suo ferventissimo amore celava e teneva nascoso. Un solo suo fidatissimo cameriero aveva del tutto fatto consapevole, col quale spesse fiate de la donna e de la sua dura rigidezza ragionando, parevagli alquanto le sue amorose passioni alleggerire. Deve in effetto ogni amante esser segreto, perchè amore ricerca segretezza e fede, e non solamente esser parco di parole che possino altrui dare cognizione e indizio qual donna egli ami, ma esser anco molto discreto ne l’azioni sue, a ciò che le troppe passate che facesse dinanzi la casa di' 'quella, o gli spessi corteggiamenti con quelle disvolture e smanie spagnuolesche non dimostrino al volgo quello che si deve tener segretissimo. Io non voglio per ora ragionar di quelli che, subito che vedeno una donna che piaccia loro, cominciano con più cerimonie, che non si fanno in cappella a Roma, a corteggiarla, e così acconciamente si diportano che in meno d’una settimana tutta la città s’avvede che eglino hanno «l’intendimento» in quella donna. Questi tali, vada la donna a la chiesa, dietro a le pedate di lei correno, e notte e giorno le vestigie di quella non abbandonano già mai. In chiesa poi rimpetto di lei in cotal guisa si mettono, affisando gli occhi nel di lei volto, che pare che quivi intenti e in tutto trasformati sieno. Il medesimo contegno serbano su le feste, balli e giuochi, e per le strade con alti e focosi sospiri l’accompagnano in sì fatta maniera che la donna mai non può far un passo, che non abbia negli orecchi il suono noioso dei sospiri e negli occhi le mal composte maniere di questi sì galanti innamorati. Nè poi di queste publiche comedie contenti, dubitando forse che gli uomini non s’avvedano di ciò che fanno, vogliono ancora con le proprie parole fargli avveduti, perchè d’altro parlar non sanno in ogni luogo ove si trovano che de la lor signora. E par loro che debbiano esser tenuti da più, per far coteste sciocchezze. Ma Dio guardi tutte le donne che hanno del gentile da questi gloriosi sciemonniti, i quali sono dopoi sì saggi che se averanno una buona vista, la predicheranno