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del re di Scozia, donna di bella persona e di real presenza e molto costumata e ricca d’altezza d’animo e di sottili avvedimenti, e di tutte quelle doti ornata che a reali donne come ella era convengano, che in vero a quei tempi portava il titolo de la più vertuosa ed avveduta donna che fosse nel regno. E tra l’altre sue lodevoli e belle parti che aveva, ella mirabilmente e con leggiadrissimi modi sapeva onorar tutti i vertuosi così in lettere come ne l’altre sue arti che il valevano, nè mai ci fu vertuoso alcuno che invano a lei ricorresse. Era alora in corte maestro Alano Carrettieri, uomo essercitato in molte scienze e che a quei dì era ne la lingua francese in prosa e in rima il più elegante dicitore che ci fosse, di maniera che da tutti era chiamato il padre de la lingua gallicana, e perciò avuto generalmente in grande riverenza così dal re come da tutti gli altri. Egli senza mettersi più a celebrar questa dama che quella, faceva ogni dì qualche rima lodando ora una donna ora un giovine, secondo che o parola udiva o atto vedeva che a lui paresse degno d’esser celebrato, e le sue rime recitava con una soavissima prononzia. Madama la delfina molto di ragionar seco mostrava dilettarsi, perciò che era bellissimo favellatore, e quello che meglio sapesse narrare una istoria e favoleggiare quando era richiesto, che altri che in corte praticasse. Medesimamente leggeva essa delfina troppo volentieri le composizioni di maestro Alano facendogli sempre onore e di continovo commendandolo. Avvenne un giorno di state da merigge che maestro Alano che era vecchio e male aveva la precedente notte dormito, vinto dal sonno suso una banca s’era assiso e quivi ne la sala dormendo posava. Occorse a madama la delfina in quell’ora uscir fuori de la sua camera e passar per la sala, la quale passando indi vide maestro Alano che dormiva. Onde inviatasi verso lui, fece con mano cenno a tutti che seco erano che non facessero strepito nè per modo alcuno lo risvegliassero. E chetamente a lui accostatasi che soave dormiva, quello a la presenza di quanti ci erano bellamente basciò in bocca senza altrimenti destarlo. A questo gentilissimo atto ce ne furono molti che avvelenati dal pestifero vizio de l’invidia, a la delfina dissero: – Deh, madama, diteci un poco, di grazia, come mai v’ha sofferto il core di poter basciar così laido e difforme uomo come è cotestui? – Era nel vero maestro Alano, oltra la vecchiezza che mal suol esser gradita, di viso molto brutto e quasi spaventevole. Rivolta alora madama Margarita tal risposta diede loro: – Voi, salva la grazia vostra, fate gran villania a biasimarci di ciò che se savii tenuti esser volete,