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del gran cancegliero inginocchiato, attendeva quanto egli volesse dirgli, non sapendo a che fine fosse stato richiesto. Quivi il re catolico gli disse: – Il testimonio che di voi ne rendono tanto onoratamente le due reine di cui le lettere a la venuta vostra portaste, e la speranza che abbiamo che da voi averemo leale e profittevole servigio ne astringono a mettervi nel numero dei nostri segretarii, onde in man nostra giurarete d’esserne sempre leale e fedele. – Messer Filippo pieno di meraviglia ed allegrezza, quanto volle il gran cancegliero che le parole gli prediceva, giurò. Così fu spedito il suo decreto e cominciò a far l’ufficio suo con sodisfacimento di tutti e con grazia del re. E dopo che il re Carlo fu eletto imperadore, conoscendo la pratica che messer Filippo aveva ne le faccende de l’Italia e massimamente de la Lombardia, gli pose in mano tutti gli affari che a le cose d’Italia appartengono. Del che sì bene a messer Filippo ne avvenne che egli, oltra che la sua vertù e prudenza dimostrò, ne acquistò di molte ricchezze, e di continovo più divenne servidore de la sua reina, quella come cosa santa adorando. Che diremo noi, donne mie belle e vertuose, del valore e magnificenza di questa splendidissima reina? Veramente per mio giudicio, quale egli si sia, ella merita tutte quelle lodi che a donna eccellentissima dar si possano, perciò che ella magnificamente operando ha il suo fedelissimo servidore rimeritato. Ed in vero come il sole è di tutto il cielo e di quanto sotto quello si contiene bellezza ed ornamento, così la magnificenza in ciascheduna persona è veramente la chiarezza e lo splendidissimo lume d’ogni altra vertù che in quella risplenda, e massimamente in quei personaggi che di maggior grado sono. Ma facendo fine attenderò che voi a questa cortesissima reina diate quelle lodi che le convengono e che ciascuno dica circa questo il parer suo, perciò che a me pare che tanto dire non se ne possa che molto più non ne resti a dire. Ed io invero parole non trovo che la sua grandezza in parte, non che in tutto, sappiano agguagliare.


Il Bandello a l’