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che ella potrebbe di leggero di tal maniera purgarsi che daria il male ad altri ed ella si sanerebbe, come dicevano anco avvenire a una donna che avesse il mal francese. Avuto ser barbagianni il salubre conseglio in scritto, pagati largamente i medici, se ne tornò tutto allegro a Rovano e disse a la sua donna: – Moglie mia, i medici dopo lunga e dottissima disputazione sono convenuti in questo, che altri siropi nè pillole nè medicine ti vogliono dare; solamente ti conviene, per tre o quattro mesi ogni dì con più uomini che tu potrai, pigliarti piacere giacendo carnalmente con loro. E quanto più gli uomini saranno diversi tanto megliore la medicina sarà. – La donna udendo ciò che il marito diceva, si pensò esser gabbata; ma veggendo che parlava sul saldo e che voleva che per ogni modo per guarir prendesse quelli siropi incarnativi, molto volentieri vi s’accordò e con effetto si diede in preda in quel tempo a tutto il mondo, e tanti ne provò quanti aver ne puotè. Che diremo noi, signori miei? Il povero geloso che non poteva sofferire che altri guardasse la moglie, si contentò ch’ella a quanti voleva facesse di sè copia. Credete voi che ella l’avesse concio di buona sorte? Nè crediate ch’egli fosse scemonnito o pazzo, chè era nel resto avveduto e faceva i fatti suoi benissimo. Ma il troppo amore che a la moglie portava gli aveva accecati gli occhi e adombrato l’animo, di modo che era sforzato in ogni cosa compiacere a quella. Pensate mò se con tanta e tal libertà se ne cavò la voglia.


Il Bandello al molto magnifico signore il signor Gianfrancesco Uberto il cavaliere salute


Vi devereste senza dubio, signor mio, ricordar de la beffa che in Mantova fu fatta a quel nostro amico dal servidor siciliano di cui tanto si fidava, e ciò che alora il gentilissimo messer Benedetto Mondolfo ne disse al signor Carlo Uberto vostro zio. Era più in còlera esso signor Carlo de la beffa fatta che non era l’amico che ricevuta l’aveva, che ne restava con il danno e con le beffe. E in effetto la segretezza non sta se non bene in