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che voi di me come di vostro minimo che vi serva vi prevagliate, ed altresì perciò che il signor Andrea me l’ha commesso. – La reina alora con lieto viso a lui guardando, gentilmente gli parlò: – E noi con fiducia che debbiate far quanto vi diremo vi abbiamo fatto qui venire, perciò che conoscendovi gentiluomo e tenendo per certo che volentieri farete cosa che ci sia a grado, n’è paruto far elezione di voi. Ciò adunque che da voi vogliamo è che voi diate queste lettere, che sono per affari nostri di grandissimo peso, in mano al re catolico e che gli basciate le mani riverentemente in nome nostro. Poi tutte queste lettere darete secondo che noi le indrizziamo, che del tutto ve ne averemo grado. E se per voi possiamo alcuna cosa a vostro onore e profitto, fateci liberamente intender l’animo vostro, chè vi promettiamo che da noi sarete con buon core sodisfatto. E questo per sempre ed in ogni luogo vi sia offerto, chè così ne pare e parrà di continuo che la fede, il valore e la grandezza de l’animo vostro il vagliano. – Il buon messer Filippo, pieno di tanta dolcezza che gli pareva d’esser in paradiso, si sentiva nòtar il core in un profondo mar d’ogni gioia, e a la meglio che puotè la ringraziò di tanta cortesia, e che quantunque si conoscesse indegno de la grazia di lei, che pure tal qual era se le offeriva e donava per schiavo e fedelissimo servidore. Così inchinevolmente basciatele con piacer grandissimo le mani, da lei che di grado se le lasciò basciare prese riverentemente licenza. Uscito che egli fu di camera, s’abbattè nel tesoriero de la reina che l’attendeva, il quale per parte d’essa reina gli pose in mano una borsa con cinquecento fiorini renesi, e il maestro de la stalla gli presentò una chinea motto bella e buona. Del che esso messer Filippo si tenne per ottimamente sodisfatto e di gioia a pena capeva ne la pelle. Messosi adunque in viaggio, tanto andò per sue giornate che arrivò a la corte del re catolico in Ispagna, ove pigliata l’oportunità si presentò al re Carlo, e fattogli la reverenza e l’ambasciata de la reina Anna gli diede le lettere che aveva. E data espedizione a l’altre lettere, attese a negoziare le cose del signor Andrea. Il re visto quanto da la cognata e da la sorella gli era scritto, e dal gran cancegliero, che alora era messer Mercurino da Gattinara, e da altri a cui le reine avevano con loro lettere tal ufficio commesso, solecitato ed anco attese le buone condizioni di messer Filippo che gli era negoziando paruto assai discreto ed avveduto molto e di buona maniera, un dì se lo fece avanti venire. Venne subito messer Filippo e avanti al re Carlo per commissione