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fece loro intendere come in breve egli voleva mandare il suo segretario in Spagna e la cagione per la quale lo mandava, supplicandole umilmente che amendue in favore de la confermazione ch’egli ricercava degnassero scrivere con quella più caldezza che fosse possibile. Le reine che sapevano quante fatiche egli sotto Massimigliano aveva durato e quanti perigli aveva trascorso, dissero di farlo volentieri. Parve alora a la reina Anna d’esser il tempo di dar conveniente guiderdone al lungo amore di messer Filippo. E perchè ella era gentilissima ed una de le più larghe e liberali prencipesse del mondo e che a chieder a lingua sapeva molto bene onorare cui ne l’animo le capiva che il valesse, conchiuso quanto far intendeva, impose al signor Andrea che le mandasse il suo segretario al tempo del partire, perciò che oltra le richieste lettere voleva commettergli alcuna cosa da spedire a la corte di Spagna. Partito che fu il signor Andrea, la reina Anna communicò il suo pensiero circa messer Filippo con la reina Maria, la quale trovatolo buono, poi che l’ebbe commendato la essortò a darli compimento. E circa questo amendue scrissero molte lettere in Spagna al re Carlo, al gran cancegliero e ad altri a chi lor parve che a tal effetto qual desideravano fossero atti e convenienti ministri. Dapoi che il signor Andrea ebbe le cose sue ad ordine, disse a messer Filippo, che già s’era messo in punto per quello che gli bisognava a così lungo viaggio: – Filippo, anderai oggi a la reina Anna e fa intender a quella che tu sei quello che io mando in Spagna a la corte. Ella ti vuol commettere alcune cose da spedire col re catolico. Oltra che tu prometterai a quella di far quanto ella t’imporrà, le dirai anco che così hai da me in special commissione. – Non poteva più dolce suono penetrar l’orecchie di messer Filippo di questo, perciò che intendendo egli che vederia e parleria innanzi al dipartire a la sua donna e che quella gli voleva imporre alcuni affari da negoziare, ne fu oltra modo lieto e contento. Onde venuta l’ora che a lui parve convenevole, quivi se n’andò e fece saper a essa reina che egli quivi era presto a quanto quella degneria comandargli. Come la reina questo seppe, così subito ordinò che entrasse in camera. Egli con tremante core entrato, dopo le convenevoli e debite inchinazioni, tutto riverente e timido a la reina s’appresentò e sì le disse: – Sacra madama, io son Filippo servidor vostro che il signor Andrea Borgo manda al re catolico nostro signore, presto a far tutto ciò che voi degnarete di comandarmi, sì perchè vi sono divotissimo servidore e desidero sovra tutte le cose del mondo