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il fatto come stava al marito. Veramente se fu animosa e temeraria a commetter così vituperoso adulterio, non fu minor l’audacia a volersi da se stessa accusar al marito. E forse che gli voleva dire che aveva donato via una botte di vino o dato per elemosina un sacco di pane o di fave o simili cose? Ella voleva pur fargli intender una di quelle cose de le quali nessun marito, se ha sale in zucca, non può udir la peggiore, e per la quale molte città e ancor provincie son andate sossopra. Ora tornato che fu il marito a Rovano, essendo la notte nel letto con la moglie e volendo egli con lei, per esser stato fuori alquanti giorni, prendersi piacere, ella fatto buon animo, avendo di già determinato ciò che intendeva di fare, gli disse: – Marito mio caro, rimanetevi un poco ed ascoltate quanto io vo’ dirvi. – E quivi amaramente piangendo gli disse come vinta da l’appetito che sforzata l’aveva, s’era posta a giacersi carnalmente con un leproso. E con molte parole mischiate con grandissimi singhiozzi e calde lagrime gli chiedeva perdono, affermandoli che si sentiva morire se cotal follia non faceva. Per questo dubitando non esser infetta di quel pestifero morbo, non voleva che egli seco si congiungesse. Ora vedete se il manigoldo de l’Amore aveva concio il povero uomo, se la donna gli aveva messo le brache in capo; chè secondo che un altro alor alora averebbe strangolata la moglie o datele tante pugnalate che morta l’avesse, ser capocchio cominciò insieme con lei a piangere e confortarla. Nè li sofferendo il core di sgridarla, le teneva detto che facesse buon animo e che la farebbe per ogni modo medicare. E così si astenne di giacersi altrimenti con lei. Come fu venuto il nuovo giorno non volle messer caprone dar indugio a la cura de la cara moglie, ma con lei conferito quanto far intendeva perchè si risanasse, presi di molti ducati, perchè era ricchissimo, se ne montò a cavallo e cavalcò a Parigi. Quivi fece far un collegio dei più famosi ed eccellenti medici che vi fossero, e non essendo da loro conosciuto gli propose il caso come era seguito, tacendo perciò il nome de la città e de la donna, e gli pregò a studiar benissimo a ciò si potesse dar compenso a la donna. I signori medici promisero di far di modo che egli si contenteria; e poi che il caso ebbero diligentemente studiato e con molte ragioni tra loro conferito, conchiusero di commun parere che la più utile e salubre medicina, che a la donna dar si potesse, era che quella per tre o quattro mesi, ogni giorno, quante più volte poteva, con diverse persone amorosamente si prendesse piacere, perciò