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con calde preghiere quello astringemmo che a noi come a suoi fedelissimi compagni e cari amici volesse questo suo amor manifestare, perciò che poteva esser certo che quivi non aveva persona alcuna de la quale più che di noi devesse confidarsi. Gli promettemmo oltra ciò ogni nostro aiuto e favore, se in questo l’opera nostra gli poteva recar giovamento alcuno. Egli alora quasi con le lagrime sugli occhi dopo alcuni focosi sospiri ne disse così: – Fratelli miei cari, essendo io certo che di quanto adesso da me udirete voi, la vostra mercè, mi terrete credenza come il caso ricerca, dicovi che negar non vi posso nè voglio che io ardentissimamente e fuor d’ogni misura non ami, perciò che il negar sarebbe tuttavia senza pro, nè vi poteria aver luogo ove chi non è ceco può chiaramente vedere come io mi stia. E ancor che le mie parole dicessero ostinatamente di no, il mio viso e la nuova e strana maniera del mio vivere che da qualche tempo in qua ho cominciato a fare, a mal mio grado accennano che io non sia più quello che esser soleva; di modo che se altro in breve non ritrovo più di quello che fin qui m’abbia ritrovato, spero che quella che a tutti quanti che ci nascono mette fine finirà medesimamente questa mia acerbissima vita, se vita in me si può ella chiamare e non più tosto una viva morte. Aveva io fatto proponimento e in tutto conchiuso la cagione del mio fierissimo tormento a persona del mondo non discoprir già mai, non potendola far manifesta a quella che io unicamente amo, ma tacendo ed amando morire. Nondimeno a voi ai quali io non debbo cosa alcuna celare, aprirò il secreto de l’animo mio, non perchè io creda a le mie passioni ritrovar conforto o refrigerio alcuno, o speri che quelle narrandole divengano minori, chè sensibilmente ogni punto d’ora diventano assai maggiori; ma dirollo a fine che sapendo voi la cagione del mio morire, quando io sarò morto e non prima possiate ridirlo, a ciò che se per caso mai fosse rapportato a l’orecchie di colei che io oltra ogni credenza amo, ella sappia che io quanto amar si possa l’amai. Il che se dopo la morte potrò risapere, ovunque lo spirito mio sarà, non potrò se non riceverne infinita contentezza. Devete dunque sapere che il primo dì che agli occhi miei la divina bellezza ed il supremo valore de la reina Anna apparsero, e che io più che d’uopo non era le singulari ed eccellentissime sue maniere e l’altre innoverabili doti di lei considerai, che così oltra ogni misura di quella m’accesi che mai più non è stato in mio potere non dirò d’ammorzare così fervente amore, ma pure in parte minima intepidirlo.