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infiammandosi, tanto se ne stava che elle di chiesa partivano. E se talora per qualche accidente che le disturbasse, le reine a la chiesa non venivano, non rimaneva pertanto messer Filippo che egli, secondo che più in destro gli veniva, non andasse almeno a visitar il luogo ove la sua donna soleva vedere. Quivi l’impaniato giovine ai suoi amori pensando, ora di speme armandosi e ora in disperazione cadendo, rivolgeva per l’animo mille pensieri; e quantunque conoscesse la sua scala non aver gradi per salir tant’alto, nondimeno egli non si puotè dal suo fiero proponimento rimuover già mai, anzi gli pareva che quanto più difficile e perigliosa fosse l’impresa che tanto più gli crescesse il desio di seguirla e di mettersi ad ogni rischio. Se talora per via di diporto andavano le reine spaziando per le contrade e giardini d’Ispruc, egli di brigata con gli altri cortegiani le accompagnava, non gli parendo mai aver ora di riposo se non quel poco di tempo che egli o vedeva essa reina Anna o le era vicino. Erano in quei medesimi tempi molti gentiluomini nostri fuorusciti di Lombardia in Ispruc, i quali per la maggior parte seguivano il signor Francesco Sforza secondo, col cui mezzo speravano, recuperando egli la duchea di Milano, esser a le loro patrie restituiti. V’era anco cameriero d’esso signor Francesco messer Girolamo Borgo veronese, giovine molto gentile e costumato col quale messer Filippo teneva stretta domestichezza. E perchè di rado avviene che un fervente amore si possa tanto tener celato e coperto che in qualche parte non si scopra e non dia di sè alcun segno, il veronese di leggero de le fiamme di messer Filippo s’accorse. Io altresì che era di continovo in corte e spesso era di brigata col Borgo e con esso messer Filippo m’avidi troppo bene del suo amore; non perciò che il Borgo o io ci apponessimo al vero o che avessimo saputo indovinare di qual donna egli fosse invaghito. Ma veggendolo più del solito astratto e molto sospiroso, e avendo avvertito che come poteva da la compagnia si rubava e tutto solo andava a’ suoi fieri accidenti pensando, e che per questa cagione egli era fatto malinconico e magro avendone il sonno ed il cibo perduto, che altro si poteva dei casi suoi giudicare se non che gli amorosi vermi acerbamente il core gli rodevano e con fieri morsi lo trafiggevano? Essendo adunque tutti tre un dì insieme e d’uno in altro ragionamento entrando, avvenne che si cominciò a ragionar d’amore; di modo che il Borgo ed io dicendo a messer Filippo che senza dubio tenevamo per fermo ch’egli fosse stranamente innamorato, avendo la mente a la nuova vita che menava,