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lei e porle le mani nel candidissimo petto e le belle, tonde e sode poppe amorosamente toccare. Ma che vado io ogni lor particolarità raccontando? Eglino volentieri in quel punto averebbero dato compimento a le lor voglie, ma non si fidando del luogo, dopo l’aversi insieme accordati di trovar luogo commodo ai loro piaceri, conchiusero che non era possibile potersi senza manifestissimo periglio insieme godere, se d’una de le sue donne ella non si fidava. Presa questa conchiusione, la marchesana, considerate le qualità de le sue donne, fece elezione d’una che molto più che nessuna altra le parve esser sufficiente. Così un giorno presa l’oportunità, a lei il suo desiderio manifestò, e così bene la seppe persuadere che la donna le promise di far tutto quello che ella le commetteria. Da l’altra banda il corte Ugo partitosi de la camera restò sì ebro del cocente amore de la matrigna che in altro che ne le bellezze di quella non poteva pensare. E se la marchesana desiderava di ritrovarsi con lui, egli non meno di lei lo bramava. Non molto adunque dapoi col mezzo de la fidata cameriera si ritrovarono insieme, ove gli ultimi diletti amorosi con infinito piacere di tutte due le parti presero. E ben che i cortegiani vedessero qualche domestichezza tra loro, nondimeno non v’era chi male alcuno pensasse. Ora durò questa lor pratica amorosa più di dui anni senza ch’alcuno sospetto ne prendesse, e in quell’ultimo avvenne che la cameriera si mise inferma a letto e se ne morì. Onde usando gli amanti meno che discretamente la domestichezza loro, un cameriero del conte Ugo se n’avvide non so come. E per meglio chiarirsene metteva mente ad ogni cosa che il padrone faceva, e non so in che modo ebbe aiuto di salir sovra la camera ne la quale gli amanti si trastullavano. Egli, da ora che non era sentito, fece nel solaro un picciolo buco, per il cui pertugio una e due volte vide gli sfortunati amanti prender insieme amoroso piacere. Egli veduta così abominevol sceleratezza, pigliata l’oportunità, il tutto al marchese Niccolò da quel buco fece vedere. Di tanto scorno il marchese oltra modo s’attristò e dolente ne divenne, e l’amore che a la moglie e al figliuolo portava in crudelissimo odio convertì, deiberando contra l’uno e l’altro incrudelire. Era il mese di maggio e circa l’ora de la nona quando egli vide gli amanti insieme trastullarsi. Il perchè vicino a le venti ore, mentre che lo sfortunato conte Ugo su la piazza giocava a la palla, chiamò il marchese il capitano de la guardia con i suoi provigionati, ordinando che tutti s’armassero. Erano molti dei primi di Ferrara in palazzo col marchese quando egli,