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Destate poi che furono, di nuovo Violante essortò Giannica a fuggire, ma senza frutto. Quella matina, d’un pezzo avanti desinare, venne il servidore de l’infortunato cavaliero secondo ch’era solito, per accompagnar il padrone a casa de la nuova sposa. Come Violante lo vide, così gli disse: – Se tu vuoi intendere ove il tuo signore è ito, va e conduci qui il signor vicerè se tu vuoi, perciò che ho commissione di manifestarlo a lui e non ad altri. Altrimenti facendo, tu ti affatichi indarno. – Partissi il servidore, e trovati uno zio ed un cugino del cavaliere, disse loro quanto Violante detto gli aveva. Questi dui sapevano de l’amore del signor Didaco e di Violante, ma non già che fossero insieme maritati, perciò che egli strettissimamente aveva comandato al servidore che a nessuno il manifestasse. I dui parenti mai non averebbero pensato il fatto com’era. Onde di brigata andarono a trovar Violante, la quale con viso allegro fattasi loro incontro gli disse: – Signori miei, che cercate voi? – Noi vorremmo, – risposero, – che voi ne dicessi ove è ito il signor Didaco. – Perdonatemi, signori, io non vo’ romper il suo comandamento. Andate e menate qui il signor vicerè e il tutto intenderete, perchè da lui così ho commissione. – Era alora vicerè il signor duca di Calavria, figliuolo del re Federico di Ragona che a Torsi in Francia morì. – Non è conveniente, – dissero quei signori, – che il signor vicerè venga qua. – Fate adunque – disse ella, – o che venga o che mandi per me. – Non potendo eglino altro da la giovane cavare, andarono a parlare al vicerè. Violante che con la schiava il tutto che deveva occorrere aveva considerato, si vestì più riccamente che puotè e fece altresì che Giannica si vestisse, e stava aspettando il messo del vicerè. La madre veduti venir quei signori, dimandò a la figliuola che cosa fosse questa. Ella le disse certe favole, nè cosa alcuna del fatto le volle scoprire. Ed eccoti venir un sergente del vicerè, il quale comandò a Violante che si devesse innanzi ad esso vicerè presentare. Ella che altro non aspettava, senza far motto a la madre, con la Giannica a parlar al vicerè andò. Era col signor vicerè la maggior parte dei cavalieri e gentiluomini del paese. Quivi Violante arrivata e fatta la conveniente reverenza, fu dal vicerè dimandata che ella devesse dir ciò che dal signor Didaco Centiglia aveva in commissione. La giovane alora non come dolente o timida femina, ma come allegra e valorosa, così al vicerè animosamente rispose: – Signor vicerè, voi devete sapere che il signor Didaco Centiglia già più d’un anno passato, poi che vide che il mio amor altramente aver non poteva, deliberó di prendermi per moglie e a la presenza