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l’amo e tengo conto di lei, che non le dando disagio io me ne verrò questa notte a starmi buona pezza seco. – Fece il messo l’ambasciata a la donna, de la quale ella mostrò meravigliosamente allegrarsi. Ora veggendo Violante che il disegno suo principiava a pigliar la qualità ch’ella voleva, subito chiamò a sè la schiava e diede ordine a quanto già aveva deliberato di essequire. Venuta la notte, poi che il signor Didaco buona pezza fu stato con la nuova sposa con cui cenato aveva e seco ancora non s’era congiunto, con buona licenza di quella si partì; e mandati via tutti i servidori che seco aveva, ritenne quel solo che sapeva il fatto, e a casa di Violante se n’andò, da la quale molto lietamente fu ricevuto. Il servidore accompagnato in casa di Violante il suo signore, andò ad albergo altrove. E perchè l’ora era alquanto tarda, il signor Didaco e Violante s’andarono al letto ed amorosamente l’un de l’altro prendendo piacere ragionarono assai di questo nuovo matrimonio. Ma la deliberata giovane pareva che ad altro non attendesse, eccetto che a pregarlo che di lei per l’avvenire tenesse conto. Egli che pur l’amava, perchè era bellissima e molto graziosa, largamente le prometteva di tenerla sempre per amica. Ora poi che molte fiate insieme amorosamente si trastullarono e fattosi carezze più de l’usato grandissime, il cavaliero che stracco si sentiva, altamente s’addormentò. Come ella il sentì che fortemente dormiva, si levò quanto più puotè chetamente di letto e aprì la camera, introducendo la schiava che a la porta l’attendeva. Presero adunque la preparata fune ed ebbero così la fortuna amica che il misero cavaliero prima con mille adamantini nodi annodarono che egli di nulla s’accorgesse. Destatosi poi tutto sonnacchioso, subito fu da le due audacissime donne in modo con un cavicchio sbadigliato che egli gridar non poteva. Era nel mezzo de la camera fermato un travicello per aita del trave del soffitto di quella. A questo travicello elle a mal grado di lui il cavaliero strettissimamente in piede legarono così ignudo come il dì che nacque. Ed ecco la indiavolata schiava recar un radente coltello con un paio di tanaglie picciole con altri ferri taglienti. Che animo crediamo noi che devesse esser alora quello di così infelice gentiluomo? che pensiero il suo, veggendo innanzi agli occhi suoi le due donne spiegar quei taglienti ferri ed arditamente prepararsi, come fa il beccaio quando nel macello vuol scorticare un bue od altra bestia, contra di lui? Veramente io penso che egli si trovasse molto mal contento d’aver mai offesa Violante. Ma il pentirsi da sezzo talora poco vale, dico appresso agli uomini, chè innanzi a Dio ho io sentito più fiate predicare che il pentirsi di core sempre