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commendando senza fine questa sua umanità. E Violante molto modestamente gli disse: – Signor Didaco, onestando voi l’amor vostro come onestate, ancor ch’io mi conosca indegna di tal cavaliero qual voi sète, essendo voi di legnaggio antico e in questo paese nobilissimo ed io di poveri e bassi parenti discesa, io vi sarò sempre leal consorte e fedelissima serva. – E così restarono in questa conchiusione: che egli ad ogni piacer suo sposaria a la presenza de la madre e dei fratelli, quando volesse, Violante. Piacendo al cavaliero la partita, egli quindi partendosi, con un basciar di mano a la giovane, a casa se ne ritornò. La madre come i figliuoli furono a casa narrò loro tutto quello che con il cavaliero s’era ordinato, di che i dui giovini fecero meravigliosa festa parendogli una bella cosa così onoratamente aver la sorella maritata e non convenire darle dote. Non stette il signor Didaco dui giorni che egli rivenne, e a la presenza de la madre, dei dui fratelli e d’un suo servidore che seco aveva condotto, del quale molto si fidava, sposò solennemente per parole di presente la sua tanto desiata Violante, pregando perciò ciascun di loro che per alcuni convenevoli rispetti questo sposalizio fin che egli lo publicasse tenessero segreto. Sposata che egli l’ebbe, la notte seguente seco se n’andò a giacere e con grandissimo piacer suo e soddisfazione di Violante consumò il santo matrimonio. E così perseverando in amarla stette più d’un anno che quasi ogni notte seco andava a dormire. Egli l’aveva in questo tempo messa riccamente in ordine di vestimenta e di gioie, ed ai fratelli di lei aveva buona somma di danari donata. Il che fu cagione che molti che non sapevano come il fatto si stesse, veggendo lei superbamente abbigliata, stimarono che il cavaliero avesse l’amor de la giovane per prezzo comperato e che quella come amante o amica si godesse. E tanto più facilmente pareva loro che il vero stimassero, quanto che il cavaliero spesse fiate di giorno domesticamente in casa le andava. Ella, ancora che qualche cosa di questo mormorar sentisse, nulla se ne curava sapendo come il fatto era e sperando in breve col publicamento del matrimonio sgannar ciascuno. Il medesimo facevano la madre ed i fratelli di lei, i quali quella sovente stimolavano che appresso al marito facesse instanzia che il matrimonio si publicasse. Violante più volte, quando in piacer si trovava col suo sposo, quello pregava che oramai a casa come aveva promesso volesse menarla. Egli diceva di farlo e tuttavia non faceva altro sembiante di condurla. Era già passato l’anno che insieme dopo lo sposalizio amorosamente si godevano,