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a tanto uomo come era Masinissa, che in vero fu un segnalato e nobilissimo re, che con tanta prudenza gli acquistati e recuperati reami governò e che così costantemente perseverò ne l’amicizia del popolo romano, io prego Dio che gli amici miei e me insieme non lasci entrare in così intricato amoroso labirinto come egli si trovava, ma concederne che più temperatamente amiamo. Pertanto io vi essorto, signor Rinuccio, che ora che voi sète sul fiorir de la vostra bellissima fanciullezza vi guardiate da cotesti amori così poco regolati, e che tanto innanzi ne la pania amorosa non mettiate il piede che in quella siate astretto ognora più impaniarvi. Ma ritornando al nostro afflitto Masinissa, vi dico che egli diceva: – Adunque io manderò il veleno a la mia vita? Tolgano li dèi che questo sia già mai. Io più tosto la menerò ne l’ultime parti de l’incognita ed arenosa Libia, ove tutta la contrada è di serpenti piena. Quivi più sicuri assai che in qual si voglia luogo saremo, perciò che il crudele ed inesorabil Scipione non ci verrà, e i serpenti veggendo la rara e divina bellezza de la mia bellissima Sofonisba raddolciranno i lor amari veleni e a me per rispetto di lei non noceranno. Moglie mia dolcissima, io delibero che noi ce ne fuggiamo a ciò che tu possa schivar la servitù e la morte. E se non potremo nosco portar oro e argento, non ci mancherà modo di vivere, essendo molto meglio viver con pane ed acqua che restar in servitù. E teco vivendo che povertà potrò io sentire? A l’essilio e a la povertà io sono avvezzo, perciò che cacciato fuor del mio reame, assai sovente ne l’oscure caverne mi son riparato e con le fiere visso. Ma tu, moglie mia cara, che in tante delicatezze e vezzi sei nodrita e sei solita in piaceri e regalmente vivere, come farai? So che il core non ti daria di seguirmi. E se pur venir tu volessi, ove ho io adesso modo di navigare? In mare è l’armata romana che ogni passo ci chiude. In terra Scipione con i suoi soldati tutte le vie occupa e de la campagna è signore. Che farò adunque, misero me e sfortunatissimo? Io pur vaneggiando vo con gli accerbi miei pensieri e non m’accorgo del fuggir de l’ore, chè a quel ch’io veggio a mano a mano ne verrà il sole, perchè l’alba comincia a biancheggiare. Già mi par veder il messo del capitano che Sofonisba voglia ne le mani. Il perchè necessario è o darla od ucciderla. Ella più tosto elegge la morte che la servitù. – Onde deliberato mandarle il veleno, cascò in terra tramortito dal soverchio dolor preso. Tornato poi in sè, maledicendo la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, il cielo e li dèi de l’inferno e i