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meno. Come Guniforte le fu appresso, non mica come a cugina, ma come a figliuola d’imperadore e sua padrona le fece riverenza tanto umilmente quanto puotè. Ella lo raccolse con cortese e gratissima accoglienza e così fece a tutti gli altri che erano con Guniforte. I pargoletti figliuoli, che senza Guglielmo furono sei, tutti corsero ove il padre e la madre loro videro, e ben che fossero molto mal in ordine di vestimenti, erano nondimeno tutti bellissimi e mostravano nel grazioso aspetto esser da generosa stirpe usciti. Narrò alora Guniforte la cagione de la sua venuta e tutto quello che a Guglielmo era accaduto. Stette buona pezza Aleramo insieme con la moglie muto. Guglielmo con dui altri fratelli, che erano l’uno di tredici e l’altro di quattordeci anni, restarono pieni d’infinita allegrezza e maraviglia. Io non so qual fosse maggiore dei dui amanti, o la contentezza di aver la grazia di Cesare ricuperato o la vergogna di devergli andar innanzi, chè d’esser stati sovragiunti in così povera vita essi lo reputavano gloria. Guniforte, per non tardar più in quel luogo, fece sopra due chinee, che a mano aveva fatto condurre, montar Aleramo e Adelasia, e i figliuoli fece metter in groppa di quelli che seco aveva menato, e andarono quella sera ad albergare a la prima villa che più vicina trovarono. Aveva subito Guniforte del tutto a l’imperadore dato avviso, il quale de la ritrovata figliuola e del genero fece meravigliosa festa. Mandò anco quella notte a Savona a pigliar panni per vestir con i figliuoli il padre e la madre; il che subito fu essequito. E la mattina essendogli stato apparecchiato un bagno, furono tutti lavati e ben netti, i quali essendo poi nobilmente di ricche vestimenta addobbati, non parevano mica carbonari, ma parevano proprio, ciò che erano, prencipi. A l’entrar in Savona che fece Aleramo con la moglie e con i figliuoli, tutta la città e tutti i baroni di corte gli andarono incontra, e gli ricevettero come a figliuola e genero d’un tanto imperadore conveniva. E Ottone a fine che tutto il mondo conoscesse che di core ogni ingiuria rimessa gli aveva, discese le scale del palazzo e teneramente abbracciò la figliuola, il genero e i nipoti d’uno in uno. Aleramo e Adelasia s’inginocchiarono innanzi a l’imperadore, chiedendogli mercè del fallo contra lui commesso; il quale, fattogli levare, gli riabbracciò e in segno di clemenza tutti dui basciò e disse che più del passato non si parlasse. Si fece poi andar innanzi tutti sette i nipoti dei quali il maggior era il valoroso Guglielmo, che facevano un bellissimo vedere. Si mise poi in mezzo del genero e de la figliuola e con immensa allegrezza montarono le scale, e giunti in sala, si cominciò