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come il desinar fu finito, appresentò i dui giovini dinanzi a Cesare e disse: – Sacro imperatore, questi dui soldati hanno una querela insieme e si sono sfidati di voler finir le lor differenze con l’armi in mano. Io mi sono assai affaticato per rappacificargli, ma non ci è stato ordine, perciò che questo più giovine, – che era Guglielmo, – che si reputa offeso, non la vuol intendere. Io per levar tutti i disordini e tumulti che potessero accadere ne le bande ove essi sono commilitoni, gli ho condutti qui a voi, a ciò che con vostra buona grazia possano combattere. – L’imperadore volle intender la querela loro, ed intesa che l’ebbe, trovò che il soldato aveva con superchiaria voluto batter Guglielmo, ancor che l’effetto non fosse seguìto. E perchè la natura, come avo, inclinava a conservar il nipote, non voleva che egli combattesse, onde con molte persuasioni si sforzò a metter concordia tra loro. Ma Guglielmo seppe sì bene ed accomodatamente dir la sua ragione e dimostrò tanto ardire, che l’imperadore assegnò loro il campo dinanzi al suo alloggiamento, volendo egli in persona esser giudice del tutto. E perchè avevano in quello rimesso la qualità e sorte de l’arme, come furono ne lo steccato, gli fece dar un guanto di maglia sinestro per ciascuno ed una spada per uno, e gli fece dispogliar in camiscia. Cominciarono a menar le mani, e dopo diversi colpi fatti, nei quali Guglielmo con ammirazione universale dimostrò grandissimo coraggio, ancor che il suo nemico fosse di lui di più età e molto più ne l’armi essercitato, ebbe nondimeno tanto ingegno e tanta destrezza che, senza esser tócco, egli valorosamente il suo avversario uccise dentro lo steccato. Il che molto più la grazia di Cesare gli accrebbe, e tanto più che assai affermavano a l’imperadore che quando egli era de l’età di Guglielmo, era nè più nè meno di quella statura, di quel colore, di quei lineamenti e di quelle stesse fattezze che vedeva esser Guglielmo. Fatto adunque quello a sè chiamare, publicamente gli diede tutte quelle lodi che a l’età e al valore nel campo dimostrato si conveniva di dare; poi lo fece di man sua cavaliero con buonissima pensione. E sospingendolo più innanzi il natural amore, gli domandò di che paese egli fosse. Guglielmo riverentemente ringraziato Cesare de l’onore che fatto gli aveva, disse come era figliuolo di dui poveri tedeschi cacciati de Lamagna, i quali non molto lontano da Savona in una grotta di quelle Langhe si riparavano assai poveramente. Cadette ne l’animo de l’imperadore, considerata l’età di Guglielmo, che quelli potrebbero essere Aleramo di Sassonia e sua figliuola, nè si poteva levar questa sua fantasia di capo,