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sì leggiadra e vaga giovane com’è Adelasia amato, quella non amasse, anzi riverentemente adorasse? Chè se gli occhi son del core assai spesso messaggeri e per cenni loro l’interna voglia si può conoscere, io son certissimo che indarno non amo. Ma come potrò io le mie passioni farle manifeste, se quando vicino le sono e penso il mio amor dirle resto muto e tutto tremar mi sento? Egli converrà pure che io la lingua snodi e le mie mordaci cure le dica. – Così viveva Aleramo e tra sè spesso pensava che modo terrebbe a manifestar il suo amore. Fra questo mezzo Rodegonda varie cose imaginando, pensava come segretamente potesse al desiderio d’Adelasia sodisfare, la quale vedeva tutto il dì per soverchio amore distruggersi. E poi che ella molti modi imaginati s’ebbe, a la fine s’accordò ad uno che le parve il più comodo e di minor periglio. Onde un giorno, mostrando d’aver altre faccende, si fece chiamar Aleramo e dopo alcuni proemii l’amore d’Adelasia gli discoperse, pregandolo ch’egli di persona del mondo non si fidasse, a ciò che non guastassero i fatti loro. Dopoi gli insegnò ciò che far deveva per ritrovarsi con la sua amante; del che Aleramo si tenne il più contento uomo che mai vivesse. Medesimamente quando Adelasia da Rodegonda intese l’ordine posto per poter essere col suo Aleramo, ella di soverchia gioia ne la pelle non capiva, fra sè dicendo: – Ora averò pur tempo di ragionar e starmi con colui che più che la luce degli occhi miei amo; ora potrò pur dirgli quanta pena per lui soffro. Io gli dirò pur la tale e la tal cosa, e seco tutte le mie acerbissime passioni disfogherò. – Nè meno di lei pensava Aleramo, il quale venuto il tempo da Rodegonda statuito, si vestì da facchino e con una cassa in collo verso la camera di Rodegonda se n’andò, avendo in questo la fortuna favorevole che a l’entrar de la camera non fu da persona veduto; onde da la donna fu subito in un camerino ascoso ove agiatamente dimorar poteva. Quivi egli, spogliatosi i panni vili, dei suoi che erano ne la cassa si rivestì, aspettando con la maggior allegrezza che mai sentita avesse la venuta de la giovane. Era l’ora del desinare quando Aleramo nel camerino si chiuse, il che avendo Adelasia saputo,' 'nulla o poco desinò, a’ suoi disii fieramente pensando. Dopo il desinare, com’era assai sovente suo costume di fare, ella andò con alcune de le sue donzelle a la camera di Rodegonda, e quivi poi che alquanto si fu ragionato e scherzato come è il solito de le corti disse che voleva da merigge dormire. E così per buona pezza licenziò tutte le donne e rimase sola con Rodegonda, la quale serrata la camera e