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conservano e quando non se ne trovano gli vendono agl’innamorati un ducato l’uno e più. Questo suo mazzo egli, essendo il tempo de la neve, appresentò con molte amorevoli parole a la giovane, la quale, tutta divenuta rossa, gli disse: – Messer Luchino, io son povera figliuola e a me non sta bene ad esser innamorata, – e si ritirò ne la sua casetta nè volle il mazzo. Ella era di basso legnaggio e mal di roba in arnese. Ora qual fosse l’animo di Luchino, pensilo chi ama. Egli ebbe di doglia ad impazzire. Tentò vie assai per renderla pieghevole a’ suoi piaceri, ma il tutto fu indarno; le mandò messi ed ambasciate, a il tutto indarno; le fece far offerta di maritarla con dote di mille ducati d’oro, e nulla gli giovò. Di modo che quanto più egli abbrusciava, ella più agghiacciava e a tutti i desiri de l’amante si mostrava più ritrosa. Passarono in queste pratiche circa dui anni, che mai il povero amante non ne puotè cavar frutto alcuno. Si maritò Gianchinetta in un povero compagno, il quale si guadagnava il vivere navigando or su galere ed or su altri legni; nè per questo cessò il Vivaldo da la sua mal cominciata impresa, ma nè più nè meno fece come di prima fatto aveva. Fu poi astretto dai parenti a prender moglie ed ebbe una de le nobili giovani di Genova con dote a la ricchezza sua convenevole. Ed ancor che si fosse maritato e la moglie potesse tra l’altre belle stare, nondimeno egli non poteva non che smorzare, ma scemar le fiamme che la bellezza de la Gianchinetta accese nel core gli aveva. Il perchè nè più nè meno faceva, amandola a seguendola, secondo che cominciato aveva. Era questo suo amore con l’onestà de la giovane a tutta Genova notissimo, ma di cosa che detta gli fosse egli non si curava. Aveva già avuti di suo marito la Gianchinetta tre figliuoli, e con le fatiche sue e del suo marito, a la meglio che poteva, sè e i suoi figliuoli nodriva. Avvenne in questo, nè dir saprei come, che suo marito essendo navigato in Sardegna, fu fatto a Callari prigione, in tempo che in Genova era una estrema carestia di grano, di modo che il sacco del grano si vendeva nove ducati d’oro, a con gran difficultà se ne poteva avere. Mancando adunque a Gianchinetta il soccorso del marito e non avendo modo di poter sostener sè ed i figliuoli, dopo molti pensieri, non trovando altra via da vivere, deliberò darsi in preda al suo amante. E fatta questa deliberazione, andò a trovarlo a casa e lo trovò che scendeva a basso, e con stupore grandissimo di Luchino se gli gettò lagrimando ai piedi a gli disse: – Messere, io sono qui presta a compiacervi di quanto volete da me, che tante </nowiki>volte indarno avete ricercato.