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quel malfattore che con le sue triste opere vuol la sua religione render infame. Ora venendo al fatto, dico che nel fertile, ricco e grande quanto altro che al mondo di ritruovi reame di Francia, che sempre è stato in ogni età inclinatissimo a la religione, era ed oggidì ancora è in molti luoghi antica e lodevole consuetudine che ogni gentiluomo che si trovava aver castello e villa in suo potere, in quello faceva fabricar una agiata camera particolarmente per alloggiarvi dentro i frati minori. E questo facevasi perciò che, stando ordinariamente tutti i gentiluomini francesi mal volentieri ne la città, abitano communemente fuori a le lor castella e piazze, ove sono assai più liberi e ponno più agiatamente attender la caccia così degli augelli come de le fere, de la quale tutti mirabilmente si dilettano. Ne la quadragesima poi ed altre feste solenni, secondo la bisogna mandano a pigliare, sì per la confessioni come altresì per la prediche e altri ufficii divini, quei religiosi che più secondo la divozione ed inclinazion loro gli aggradano, e per lo più de le volte si servono dei cordiglieri. Ora non è guari di tempo nel paese di Normandia fu e forse ancora è un gentiluomo, il quale aveva una bellissima moglie, donna, oltra la bellezza, dotata di bei costumi, leggiadre maniere e d’animo molto grande e magnanimo. Questo continovamente dimorava ad un suo castello, diportandosi ora con augelli di rapina, ora con cani ed ora con reti a la caccia ed ora in altri piaceri, secondo che la stagione comportava. Aveva costui gran domestichezza con un frate minore assai giovine, uomo che, da l’abito in fuori, nulla o poco teneva de la vita di san Francesco, come quasi per l’ordinario tutti i religiosi costumano. I quali sì hanno tralignato dai lor maggiori, che se Basilio, Agostino, Benedetto, Bernardo, Domenico e Francesco descendessero dal cielo in terra, non conoscerebbero certo più i monasteri, e meno i nuovi e poco mal limati lor costumi, ed assai poco le forme e colori degli abiti, di modo che,' 'levandone il nome, tutti ad una voce direbbero questi che ora si chiamano frati o monachi non esser lor discepoli. Ma lasciando questa pratica, vegniamo al frate, il quale ancor che facesse d’ogni erba fascio, sapeva però così astutamente governarsi che appo tutti i paesani era in buona openione e tenuto uomo di santa vita, perciò che nel publico sempre si vedeva andar con gli occhi bassi, con le mani insieme composte e con il collo torto e col passo misurato sempre d’un tenore, che pareva proprio un di quei santi padri de l’eremo de la Tebaida. E quando si trovava di brigata o con uomini o con donne, di continovo