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peccato troppo enorme e troppo offensivo de la divina maestà. Lasciato adunque il dormire da questa ora a chi lo vuole e il trastullo del giuoco a che piace, seguiteremo del novellare la solita nostra costuma. E poi che a me tocca il dire, vi narrerò un pietoso accidente che intesi non è troppo esser accaduto in Normandia. E ben che molti altri n’abbia per la mani, nondimeno piacemi dirvi questo, il quale essendo stato detto dal personaggio che si sa, si deve creder esser vero.' 'Dicolo anco a ciò possiate vedere a quanto perigliosi errori ne trasporti il governarsi senza ragione. Il che ancora che in tutte le cose si veggia generalmente avvenire, avviene egli molto più spesso ne le cose ove amore impera: dico «amore» parlando secondo il commun uso, a ciò non dica «abuso». Io non dubito punto che amore non sia cosa santa, divina e a noi mortali necessaria, imperò che se non fosse amore, sarebbe la vita nostra come il cielo senza stelle e sole. Che da amore tutti i beni procedino, tutte le vertù naschino, tutti i buoni costumi s’informino, e che sia nel vero il dolcissimo condimento de la vita umana, cui senza ogni cosa sarebbe insipida e senza piacere o gioia alcuna, chi dubita o non lo crede, cotestui va cercando la candidezza ne la neve e il calore in mezzo il fuoco. E se par talora che da amore nascano liti, differenze, discordie, nemicizie, travagli, morti e altri innoverabili mali, nasce perchè noi altri, legati i piedi e le mani a la ragione, diamo, abbagliati da caduco e fugace piacere, il freno de l’azioni nostre in mano a l’appetito e quello seguitiamo per torte e scabrose vie, nè sappiamo discernere il sentiero de l’amore da quello de la voglia e del senso, onde andiamo in mille precipizi. Ma io non cominciai a parlare per entrar ne le disputazioni e scole dei filosofanti, e volervi oggi mostrare qual il vero Amore figliuolo de la celeste Venere e qual sia il falso Cupido nasciuto da la terrestre, chè altro luogo ed altro tempo a questo bisogneria. Ma solo a novellare mi posi per dimostrarvi quanto danno sia seguìto dal disonesto appetito d’un cordigliero, il quale, allargate le redini a la sensual sua concupiscenza, è stato di grandissima rovina a due nobilissime famiglie cagione. E se non fosse che la cosa tanto è divolgata che quasi da tutti si sa, io non sarei stato oso a nomar l’ordine del frate già mai per non dar materia ai maledici di biasimar così sacra religione come è quella di san Francesco. Ma in ogni setta, in ogni collegio e in ogni santa congregazione ve ne sono de’ buoni e de’ tristi, nè perciò l’ordine o collegio, che santamente fu instituito, si deve biasimare, ma devesi notare e riprender