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di tante cose, l’umanità, la liberalità, la religione, i santissimi costumi, quella sì bella moderata destrezza del governo e tante altre sue vertuti, – ed altresì essendo noto a tutta Europa com’ella per sua innata benignità è fautrice de le cose vostre e dei signori vostri figliuoli, quando vi favorisce ed accarezza; ho deliberato questa mia novella, quale ella si sia, donarvi come cosa vostra e al vostro nome consecrare. La quale almeno per questa vi sarà, e giovami così credere, cara ed accetta, perciò che contiene quello che la tanto da voi amata, onorata e riverita reina ha narrato. E se io quelle affettuose e limate sue parole non ho saputo così puntalmente esprimere come ella le ha dette, scusimi appo voi la debolezza del mio ingegno che tanto alto non è potuto salire. E a la vostra buona grazia umilmente mi raccomando, e prego nostro signor Iddio che vi doni il compimento d’ogni vostro disio.

Un frate minore con nuovo inganno prende d’una donna amoroso piacere, onde ne sèguita la morte di tre persone ed egli si fugge.


Io porto ferma openione, amabilissime donne e voi cortesi gentiluomini, che qui radunati sète per fuggir novellando il noioso fastidio del caldo del merigge, e quest’ora, che molti dispensano o in dormire o in giuocare, trapassate onestamente in raccontar ciò che a la giornata s’intende degno di memoria, che questo nostro utile e pieno di piacer essercizio sia più lodevole, – dicasi la parola senza invidia, – che consumar il tempo nel sonno o vero nel giuoco, perciò che mi pare aver udito assai spesso dire che ordinariamente il sonno sul mezzo giorno suol a’ corpi nostri di molte infermità esser cagione, le quali se così tosto non si sentono, come l’uomo poi va verso la vecchiezza, sogliono con distillazioni di catarri, discese d’umori, doglie ed altri stimoli mandarne i suoi messaggeri e d’ora in ora accrescer le male disposizioni. Del giuoco penso che non bisogni farne molta lite, ma che sia assai chiaro il più delle volte dal giuocare provenir mille disordini, e oltra la perdita del tempo che è cosa preziosissima, e la perdita de la roba che oggidì si stima da molti il primo sangue, ne nascono tra i più cari amici immortali nemicizie, che tirano a lungo andare dietro a sè questioni, mischie, feriti ed assai sovente morte d’uomini; senza che il giuocare par che tiri a sè per i capegli la bestemmia di Dio e dei santi,