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e generosa madama la signora Gostanza Rangona e Fregosa
Più volte ragionandosi, come si suole, a la presenza vostra di varie materie, signora e padrona mia molto illustre e valorosa, sovviemmi aver udito ad alcuni dire che lo scrivere i fortunevoli e diversi casi che a la giornata si veggiono in varii luoghi accascare, oltra che sarebbe opera perduta e di pochissimo profitto, che sarebbe anco in tanto accrescer il libro che di simiglianti accidenti si componesse, che l’età d’un uomo a leggerli non basterebbe, perciò che tanti e tali talora in un tempo n’accadono, che stancherebbero le mani e le penne di tutti gli scrittori. Ricordomi che a questi tali alora convenevole risposta data. Nè io ora voglio questionare quanto sia lodevol di tener memoria d’ogni cosa che occorra, chè almeno crederei che non potesse recar nocumento alcuno; ma porto ben ferma openione che descrivendo alcuni accidenti che ai mortali sovente sogliono avvenire e quelli consacrando a l’eternità, che sarebbe opera molto lodata e di non poco profitto a chiunque le cose descritte leggesse. E chi dubita che non sogliano mirabilmente restar ne la memoria fitti tutti quei casi ed accidenti che si leggono, quando hanno in loro qualche atto degno di compassione e di ricordanza? Chi non sa medesimamente che colui che gli ha letti, quantunque volte quelli va tra sè rammentando, tanto si sente di dentro moversi, o a compassione se il caso n’è stato degno, od a lodar gli atti se ve ne sono meritevoli di lode, od a biasimargli se tali sono che di biasimo abbiano di bisogno? Suole anco assai sovente ciascuno con la rimembranza di quello che legge discorrer la sua vita propria e quella con giudizioso occhio essaminare e, come fanno i saggi, con giusta bilance pesare tutte le sue azioni. Da questo senza dubio ne nasce che l’uomo, se si vede d’un diffetto macchiato il quale senta dagli scrittori vituperare, con l’altrui lezione diventa a se stesso ottimo pedagogo e maestro, e di così fatta maniera se stesso corregge che, in tutto messa da parte la mala consuetudine che prima aveva d’andare ne l’operazioni sue morali di male in peggio, si sforza mettersi nel camino de la vertù, e tanto vi s’affatica che in poco di tempo egli si spoglia i tristi