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mala voglia si partì, e ritornato a la donna le disse l’ultima resoluzione del signor marchese. A questo annonzio rimase la donna più morta che viva, e non sapendo distorsi dal desiderio che aveva d’amare ed esser amata dal marchese, e di giorno e di notte ad altro non possendo rivolger l’animo, deliberò di non restar più in vita, parendole assai più leggero passar il terribil passo de la morte che sopportar la pena che l’affliggeva. Onde perdutone il sonno e il cibo, andava d’ora in ora mancando. Era tornato il marito, il quale non sapendo che infermità fosse quella de la sua donna, fece venir a visitarla i più solenni medici di Napoli; ma nessun profitto al male de la donna apportavano le lor medicine. Ed essendo già tanto la passione del core cresciuta che in tutto le forze del corpo s’erano perdute e smarrite, nè rimedio alcuno trovandosi che le giovasse, ella che vicina a la morte si vedeva, fattosi venire un venerabil sacerdote, a lui di tutti i suoi peccati si confessò. Il padre sacerdote, udendo sì strano caso, l’essortò assai a deporre questa fantasia e pentirsi che di se stessa ella fosse stata micidiale. Difficile fu levarle questo suo farnetico di capo e fare ch’ella si pentisse. Pure ebbe tanta grazia da Dio col mezzo de le divote e sante essortazioni del frate, che ella conobbe in quanto periglio era di perder non solamente il corpo, ma di mandar l’anima in bocca a Lucifero; onde venne in tanta contrizione che con infinite ed amarissime lagrime si riconfessò e divotamente domandò perdono a Dio, e volle che il marito sapesse tutti i casi suoi. Fecelo adunque chiamare, e a la presenza del frate tutta l’istoria de l’amor del marchese di Cotrone verso lei e di lei verso lui, e la costanza di quello e le savie risposte' 'da lui avute, puntalmente gli narrò, e con debole e roca voce umilmente gli chiese perdono. Dapoi ricevuti con divozione i santi sacramenti de l’eucarestia e de l’estrema unzione, dui giorni visse e ben pentita se ne morio. Il marito che sommamente l’amava e dui figliuolini maschi, di dui uno e l’altro di tre anni, n’aveva, nè perchè ella avesse avuto tal voglia la disamava, assai la pianse e del morir di lei mostrò gran dolore. L’essequie si fecero a la foggia di Napoli pompose e belle. Ed essendosi sparsa la fama de la cagione di questa morte, il marchese ne rimase molto di mala voglia e stava in dubio se deveva mandarsi a condoler col Tomacello o no. A la fine v’andò egli in persona e fu raccolto graziosamente. Al quale il Tomacello narrò il tutto e sempre l’ebbe per grande e special amico e per il più da ben cavaliero che si trovasse. Fu la donna sepellita ne la chiesa di