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amore in odio, e biasimava se stessa di tanta durezza quanta gli aveva usata. Parevale poi impossibile che tanto amore si fosse del tutto estinto. E quanto più ella tardava a scoprir la sua passione al cavaliere, tanto più si sentiva struggere e il suo fuoco farsi maggiore. Il cavaliero, avuta la seconda ambasciata, si deliberò andar a veder ciò che ella voleva dire, non si sapendo imaginar onde questa subita mutazione fosse nasciuta. Venuto il tempo di ritrovarsi a la chiesa, avendo la donna avuta la certezza che il cavaliero a l’ora pattuita verrebbe, si vestì ricchissimamente, e fattasi più polita e più leggiadra che puotè, accrescendo maestrevolmente con l’arte le native sue bellezze, al segreto tempio si condusse, ove poco innanzi era con un picciolo paggio, che il cavallo di fuora gli teneva, il marchese arrivato. Quivi ella, con tre donne e dui servidori giunta, vide il marchese che solo passeggiava, al quale andando incontra, cortesemente lo salutò, ed egli lei. E così fattosi le debite accoglienze, disse il cavaliere: – Signora, voi, piacendovi, mi perdonarete se io l’altra volta non venni a casa vostra, perciò che le faccende che per le mani aveva nol permissero. Ora io son venuto per udir quanto vi piacerà dirmi. – La donna dopo alquanti pietosi sospiri che dal profondo del core le venivano, i dui suoi begli occhi pietosamente nel viso al signor marchese fermando, in questa maniera con sommessa e tremante voce a parlar cominciò: – Se io, unico signor mio, fossi stata verso te tale, quale la tua vertù sempre ha meritato, potrei molto più arditamente dinanzi a l’alto e magnanimo tuo cospetto i prieghi miei porgere; ma quando io penso la mia ingratitudine e la durezza esser verso te stata più che infinita, e che mai non ho degnato d’un solo sguardo compiacerti, non ardisce la fredda lingua quello dirti che per supplicarti qui venuta sono. E nel vero, se solamente a quello che io merito avessi riguardo, come mai sarei stata osa venirti innanzi? Ma la tua umanissima umanità, la tua sì larga cortesia di cui tanto sei commendato, mi dànno animo non solamente di manifestarti il desiderio mio e liberamente spiegarti il mio concetto, ma mi promettono che io appo te ritroverò pietà non che perdono. E che altro da così gentil e magnanimo cavaliero, la cui professione è giovar a tutti, si deve sperare? Io, signor mio, se fin qui son stata cieca e trascurata, ora ho aperto gli occhi, ed avvedutami de la mia pazza ostinazione, de le tue singolar vertù e rarissime doti son divenuta non solamente ammiratrice ma serva, di maniera che senza l’aita tua, senza la grazia e senza l’amore non è possibile