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ma operando cavalerescamente? ove sono tante altre doti tue che in questa corte ti fanno così riguardevole? Certo che di te troppo mi duole, e troppo mi spiace vederti perduto come ti veggio. Nè voglio già ora diventar un frate e predicarti la castità e l’aborrire tutte le donne, chè so che sei ancor giovine e che difficil cosa è a chi vive delicatamente e in libertà astenersi dagli abbracciamenti de le donne. Io vorrei che tu amassi ove l’amor tuo fosse ricambiato, o almeno avessi speranza dopo la fede e lunga servitù aver qualche guiderdone. Ma tu ami costei che t’odia e che è più superba e ritrosa che il nemico de l’umana natura. Non è ancor guari che essendo io a Santa Maria Piedigrotta con una nobilissima e bella compagnia di dame a cena ne l’amenissimo giardino del Caracciolo, che a caso si parlò di Lionora Macedonia moglie del Tomacello; de la quale tutte dissero che in effetto era bellissima, ma che non era possibile che una così superba, sì disdegnosa e poco cortese si potesse trovare, e che non aveva compagnia di parente nè d’amica con la quale potesse lungamente durare, perchè si stima più che persona del mondo e non degna nessuno, sia chi si voglia. Questo è il nome che questa tua donna appo uomini e donne s’ha con le sue sì schifevoli maniere acquistato. Il perchè usa omai la libertà de l’arbitrio tuo e getta a terra questo così gravoso peso che non ti lascia respirare. Purga questo mortifero veleno che il cor t’ammorba. E se pur amar vorrai, non ti mancheranno belle donne, gentili e vertuose, che averanno caro d’esser da te amate e di reciproco amore t’ameranno. Pon fine omai a questo tuo male, chè quanto più tarderai tanto ti sarà maggiore, e potria di modo fermarsi che diverria peggio che il fistolo. Mettiti di prima Iddio innanzi agli occhi, poi gli amici e l’onor tuo e la vita, chè in vero n’è ben tempo omai. Ed io per ora non saperei che più dirti. – Qui tacque il Pandono aspettando ciò che il marchese risponderebbe. Il quale, dal vero ed onesto parlare de l’amico trafitto, stette un poco senza dir nulla, tutto nel viso cambiato; ma dopo un gravissimo sospiro così rispose: – Io conosco assai chiaramente, signor mio, tutto esser vero quello che ora così amorevolmente m’hai dimostrato, e senza fine te ne resto ubligatissimo. Vivi allegramente, chè a sordo cantato non averai nè spese le tue parole invano. Io spero con l’aiuto del nostro signor Iddio che tutto Napoli conoscerà il profitto che le tue vere parole in me faranno. E per questa mano che ora ti tocco, io t’impegno la fede mia da leal cavaliero, che io ora in tutto ammorzo quelle voracissime e ardenti fiamme che fin qui per la beltà dannosa de la Macedonia