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che lo sferza, tremante te ne stai. Ma da qual femina, Dio buono, sei tu vinto? Non negherò già che non sia de le belle giovani di Napoli e nobilissimamente nasciuta ed altresì in nobile e ricco gentiluomo maritata, perciò che negarei quello che ciascuno vede e sa. Ma dimmi: qual vertù è in lei? che costumi degni di commendazione ci hai veduti? che modi donneschi e leggiadri in lei hai notati? che accoglienze, che maniere e quai sembianti di gentilezza t’è paruto conoscere che meritin lode? Dirà forse alcuno: «Ella è casta e onesta, e non vuol far cosa che possa nè a sè nè al marito suo recar infamia». Sta bene: cotesto è ben fatto, perciò che la donna, come ha perduto l’onestà, ha perduto tutta la gloria e tutto il ben suo. Ma quelle che veramente sono oneste, quelle che bramano per tali esser tenute, sono gentili e cortesi, e se vedeno che uomo ci sia che cerchi espugnar la lor pudicizia, fanno loro intender con bel modo che si levino da l’impresa e che eglino pestano acqua nel mortaio e lavano i matoni. Non sono come è costei, sdegnose, superbe, capricciose e piene di mille tristi vezzi. Non vedi che questa che tu segui non si cura di te, e meno cura che tutto il mondo sappia che per lei tu faccia sì strana e penosa vita? E il tutto avviene per ciò che ella in sè non ha nè costumi nè gentilezza. Questa sua beltà che tu tanto apprezzi è come un fiore, che il matino bello appare e la sera languido e secco si mira. Un poco di febre e il corso del tempo ogni bellezza le involeranno, e resterà un pezzo di carne senza bene alcuno. Dunque una semplice bellezza senza il fregio di qualche vertù terrà l’animo tuo sì vituperosamente legato? Perdonami, fràtemo, e odi pazientemente il vero. Veggio che tu ti adiri, chè il viso tuo cangiato me ne dà indizio. Turbati e adirati quanto vuoi, chè poi che ho cominciato a scoprirti l’error tuo, io seguirò il camino col lume de la verità. E se tu metti un poco da canto questa tua amorosa passione che ti acceca, vedrai che io dico il vero, e se ben adesso mi vuoi forse male, col tempo me ne vorrai bene, chè a lungo andare questa tua pazienza infinita resterà vinta e conoscerai da te stesso l’errore ove sarai tanto tempo dimorato. Ma questi tali pentimenti sono di poco profitto. Quello che il tempo, che è padre de la verità, ti farà col' 'suo veloce corso conoscere, fa che tu con la prudenza tua ora conosca, e sarai da tutti commendato. Ov’è l’ingegno tuo? ove è il valore? ove è l’avvedimento e il discorso de l’intelletto che tante fiate ne l’imprese marziali t’ha fra gli altri fatto tanto di onore? ov’è il pregio de la tua cavalleria che hai acquistato, non farneticando dietro a femine e a vani amori,