Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Avendo il re Alfonso di Ragona lasciati i regni suoi di Ragona e Catalogna sotto il governo de la reina Maria sua moglie e posto il seggio suo in Napoli che con tante' 'fatiche si aveva acquistato, essendo uomo degno d’esser per le rare sue doti a qualunque imperador romano comparato, attese a pacificar con ogni diligenza il regno, che era per molti anni innanzi da molte guerre stato quasi tutto posto in rovina. Ed avendo messo ordine al tutto, diede il ducato di Calabria a Ferrando suo figliuolo, col quale pose molti suoi creati che in tutte quelle guerre per mare e per terra erano stati seco. E tra gli altri vi fu nobilissimo barone siciliano al quale aveva donato il marchesato di Cotrone, che si chiamava il signor Giovanni Ventimiglia, cavaliero pronto di mano e prudente di conseglio. Era la corte del re Alfonso la scola di tutti i gentili costumi, e gli studii de le lettere in quella città fiorivano. Ora essendo il Ventimiglia fermato in Napoli, avvenne che facendosi una grandissima festa ove si trovavano quasi tutte le prime donne de la città, egli vide una bellissima giovane di venti anni, che si chiamava la signora Lionora Macedonia, maritata nel signor Giovanni Tomacello, uomo assai giovine e ricco. La signora Lionora nel vero era una de le belle e vaghe gentildonne di Napoli, ma tanto superba e sì schifevole che ella non averia degnato di far buon viso al re, e da tutti era chiamata per sovranome «la sdegnosa». Il Ventimiglia, che era poco tempo che in Napoli aveva preso la stanza e non conosceva molto le donne, giudicò l’animo de la Macedonia dever essere conforme a tanta beltà quanta in lei vedeva, non possendo imaginarsi che crudeltà albergasse con così vago volto. Onde nei lacci d’amore per lei irretito, deliberò usar tutti quei mezzi che per amante alcuno fossero possibili ad usare, a ciò che l’amor de la donna ne acquistasse. Egli era in Sicilia molto ricco di patrimonio e nel Regno aveva parecchie migliaia di ducati d’entrata. Cominciò adunque a passarle spesso dinanzi a la casa, e quando gli era la fortuna favorevole che veder la potesse, le faceva sempre onore e riverenza, ma di modo che a nessuno dava di sè sospetto. Se festa si faceva ove ella andasse, egli vi compariva molto ben in ordine e si sforzava