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meritevolmente son tenuta d’essequire. Pigliate l’arme valorosamente in mano, a ciò che la sfrenata lussuria s’affreni e più avanti non passi, chè se tepidamente a questa impresa vi metterete, non solamente ne la lontananza dei lor mariti saranno le sciagurate donne violate, ma negli occhi d’essi consorti; e negli abbracciamenti loro vederete questi temerarii e libidinosi giovini far de le donne romane quello strazio che gli adirati e crudeli nemici, quando una città per forza prendeno, sono consueti di fare, non avendo rispetto nè a luogo nè a sesso nè ad età. E per Dio, qual donna più si potrà assicurate, se Lucrezia sforzatamente violata si vede? Ma dimmi tu, caro marito mio, come potrai meco con buon core già mai giacerti, pensando che non la tua moglie, ma una bagascia di Tarquinio a lato ti sia? E tu da me sempre onorando padre, come figliuola mi potrai chiamare nè nata riconoscermi del sangue tuo, se i santi ed onestissimi costumi, che appo te e la santissima mia madre ne la mia fanciullezza apparai, più esser in me non vedi? Come potranno' 'questi altri per parente tenermi, poi che così infelicemente la mia onestà ho perduta e dai miei avi son tanto tralignata? Ahi misera me! come averò ardire i miei figliuoli più riguardare, se il ventre ove essi furono generati è stato da lo scelerato adultero oppresso? Ma che sarà di me se di quello sceleratissimo tiranno lo sparso seme, in me gettate le radici, a far il frutto venisse? Sosterrò io di starmi in vita fin che d’un figliuolo di così superbo e vizioso uomo come è Sesto divenga madre? E come potrai tu, marito mio, sofferire che in casa tua nasca un figliuolo d’un tuo così crudo e fiero nemico? Tu sopporterai vederti innanzi agli occhi un figliuolo di Sesto Tarquinio, tanto più a te odioso quanto egli di me per adulterio sarà nasciuto? Il perchè, marito mio, lasciami seguir il mio animo, che giustamente mi dispone a pigliar quella punizione che si deve, e non mi voler a la memoria ridurre nè metter innanzi agli occhi il chiaro splendore de la mia vita passata, chè tutto quello che io in tanti anni affaticata mi sono, onestamente vivendo, d’acquistare, in una notte per gli adulterati abbracciamenti è ito in fumo. Lassa me, che credendo io in casa un amico e parente ricevere, ho un fierissimo nemico, un assassino, un corruttore dei casti e geniali letti ricevuto! E come saria mai possibile che io più allegramente viver potessi? Il disio che io aveva d’acquistarmi il pregio e titolo d’onestà m’ha fatto bersaglio di così vituperosa ingiuria, chè non la mia bellezza, se in me beltà si truova, ha cercato il libidinoso giovine godere, ma ha voluto