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avendola poi più domesticamente praticata, quella per la più compita d’ogni grazia donna che veduta avessero giudicarono. Quivi, più che non era convenevole Sesto Tarquinio la somma ed indicibil beltà di Lucrezia riguardando, di giudice divenne amatore e così di quella s’abbarbagliò e fuor di misura accese, che deliberò far ogni cosa per goder l’amor di lei. Ma perchè chiaro conosceva che le preghiere si spargerebbero indarno e che il tentarla non averebbe luogo, sapendo quanto d’esser onestissima era lodata, non avendo rispetto al vincolo de l’ospitalità nè del parentado che era tra loro, perseverando nel suo disonestissimo proposito, pensò di trovar qualche occasione a ciò che quello con inganno ottenesse che sapeva non poter con consentimento di lei ottenere. Cenato che si fu, essendo già gran parte de la notte passata, preso da Lucrezia congedo, tutti di brigata a l’oste intorno di Ardea se ne tornarono.' 'Sesto Tarquinio non si potendo levar di core l’infinita bellezza di Lucrezia e mai ad altro non pensando se non come farebbe per adempir il suo disonesto appetito, e quanto più su questo pensava tanto più sentendosi di desiderio accendere di goder la cosa bramata, deliberò, avvenissene ciò che si volesse, meschiando la forza con l’inganno, giacersi con Lucrezia e di lei amorosamente prender piacere. Passati adunque alcuni pochi giorni e sempre più sentendosi arder da così disonesta voglia, un dì sul tardi, senza far motto ai fratelli nè ad altri, si partì dal campo e dritto se n’andò a Collazia a dismontar in casa di Collatino, ove Lucrezia sua moglie dimorava. La quale veggendo il figliuolo del re e suo parente, benignamente e con gran cortesia quello raccolse e domesticamente gli fece apprestar la cena. Egli veggendosi avanti agli occhi quella che tanto goder bramava, fu più volte vicino per forza a saziar il suo sfrenato appetito e prender di lei quel piacere cui senza pareva che viver non potesse. Nondimeno deliberò aspettar che ciascuno fosse a dormire ed ogni cosa in casa acquetata. Lucrezia alquanto dopo cena quello a la camera accompagnò, facendogli tutto l’onor e compagnia grata che a figliuolo di re era conveniente. Ora poi che Sesto stimò che il tutto in casa fosse in silenzio, levatosi di letto, se n’andò chetamente verso la camera ove egli sapeva che Lucrezia albergava, e l’uscio con suoi ingegni soavemente aperto, al letto ove ella dormiva s’accostò. Egli aveva in mano una spada nuda e con quella avvicinatosi al letto, veggendo che Lucrezia punto non si destava, con la sinistra mano alquanto la scoperse, e posta la mano sopra il petto di lei, la destò e le disse: – Svegliati, Lucrezia, e