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vostre sono le più belle, le più oneste e le più avvedute di Roma, ed io affermo che la mia tutte l’altre di bellezza e d’onestà, d’avedimento e d’ogni altra donnesca dote di gran lunga sormonta, e che ella è la più discreta che sia e la più compita di tutte quelle parti che al governo d’una casa appartengono, perchè stiamo noi a badare e consumar il tempo con ciancie? A ciò che manifestamente si veggia chi di noi dice il vero, facciamo come io vi dirò, e lasciando il contrastare vegniamo a’ fatti. Noi siamo giovini e per la grazia dei dèi tali che senza periglio potiamo ogni gran fatica sofferire: chè non montiamo noi a cavallo e a l’improviso andiamo a veder le nostre donne e far gli occhi nostri giudici di quello che disputiamo? Elle non son troppo lungi e di questa nostra controversia alcuna cosa non sanno. Noi l’accoglieremo a l’improviso, e si vederà ciò che elle sono e ciò che sanno fare, di modo che la bellezza e i costumi loro insiememente senza fuco di simulazione si conosceranno. Alora vederete quanto la mia Lucrezia le vostre avanzi. – A questo tutti s’accordarono, e senza voler persona di compagnia tutti quattro, a cavallo montati, si partirono dal campo e verso Roma a la gagliarda cavalcarono. Giunsero a Roma ne l’imbrunir de la notte, ove Tito, Aronte e Sesto Tarquinii le proprie mogli videro insieme con altre donne loro eguali in giuochi, in feste, in mangiare e bere scherzevolmente il tempo e in lascivia consumare. Vedute queste, essendo già notte scura e a cavallo rimontati, verso Collazia ove alora Lucrezia dimorava s’inviarono. Quivi accolsero la bella Lucrezia che, nel mezzo de la sala tra le sue donzelle al lume sedendo, certi lavori di lana faceva che alora s’usavano, e tuttavia lavorando, tra quell’altre che lavoravano, de le cose del campo che intorno Ardea sedeva domesticamente ragionava. Ella come vide il marito con i Tarquinii, levatasi in piede, si fece loro incontro e quelli donnescamente con accoglienze a’ gradi loro convenevoli accolse, e fatto portar da sedere, con onesti e dilettevoli parlari cominciò ad intertenergli. Il perchè veduti quei leggiadri modi con la grata accoglienza, e la divina ed incredibile bellezza di Lucrezia considerata, i tre fratelli di bocca propria essere da Collatino vinti si confessarono e la lode de la lor domestica contesa unicamente a Lucrezia diedero. Il vincitore Collatino disse che era tempo di cena, la qual Lucrezia senza strepito in poco d’ora molto suntuosa e delicata fece recare. E così i tre fratelli con Collatino e Lucrezia cenarono, ragionando come si costuma di varie e piacevoli cose, di maniera che se prima avevano Lucrezia commendata,