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pompose e bellissime, come a dui sì gran personaggi si conveniva. Avevano tutti i signori d’Italia mandati ambasciatori ad onorar le nozze, e il duca Francesco aveva fatto accompagnar la sposa dai più onorati feudatarii e gentiluomini di Lombardia. Ora tra l’altre feste, bagordi e giuochi, che molti si fecero, s’ordinò una solenne e pomposissima giostra, che si fece un dì che era caldo grandissimo per esser di giugno. Quivi comparsero i giostratori con abbigliamenti superbi e ricchissimi, con vaghe e ben ordinate imprese secondo l’appetito di ciascuno, e feroci e generosi cavalli. Corsero tutti ed assai lance si ruppero con lode di chi giostrava e con non picciolo piacere di chi a lo spettacolo era. Finita la giostra, altro non si sentiva se non lodar questi e quelli, e dire: – Il signor tale ha rotte tante lancie, quel barone ha tante bòtte e quel cavaliero ha fatto così e il tal così. – Ecco in quello che si fece silenzio per bandire chi avesse l’onor de la giostra, che un tedesco che era suso una baltresca, non aspettato che il vittore si bandisse, cominciò quanto più forte puotè a gridare e dire: – Maledetto per me sia quel giuoco e maladette tutte le feste e bagordi ove non si beve! – Non dimandate se vi fu da ridere, e tanto più che egli si mise a gridare: – Vino, vino, vino! – Onde non so se mai fu tra tanta moltitudine detta cosa per cui tanto si ridesse, come per le parole del tedesco buona pezza si rise.


Il Bandello al signor Pietro Francesco di Noceto conte di Pontremoli, scudiero e gentiluomo di camera di sua Maestà cristianissima


Ancora che sempre l’uomo debbia prima che parli maturamente considerar le parole che vuol dire e aver riguardo al tempo, al luogo, a la materia che si tratta ed a la persona con la quale ragiona, mi pare nondimeno che molto più avvertir vi si debbia quando s’è a la presenza dei suoi maggiori, e molto più se si parla con un gran prencipe e re: sono i re sacrati e pieni di maiestà, e convenevol cosa è che noi quasi come un nume gli onoriamo. Onde ragionando voi in Pinaruolo e molte cose del re Lodovico undecimo dicendo, il signor Cesare Fregoso,