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Per questo il duca Alessandro che non solo si sodisfà aver messo il freno a la patria sua e fattosene signore, ma vorrebbe cotesto dominio stabilire e lasciarlo ben fondato e fermo ai suoi figliuoli e nipoti, è astretto tutti quelli che conosce contrarii a questo suo desiderio, o con morte o con essilio o con dar loro quei confini che gli paiono, levarsi dinanzi, e tanto tenergli da sè lontani quanto che conosca essersi di tal maniera proveduto che più non gli possano nuocere. Nè solo i manifesti nemici' 'ed avversarii deve levarsi dinanzi e render deboli, ma deve ben considerare tutti gli aderenti, e questi tali anco tener per qualche tempo allontanati da la pratica de gli altri cittadini, il che a me pare che egli molto saggiamente faccia. E come già s’è detto, egli si sforza che la giustizia in ogni cosa si essequisca. Vi dico adunque che essendo Andrea Marsupini, tra’ cittadini onorati di Firenze uomo di molta stima venuto in qualche sospetto al duca Alessandro, fu da lui confinato in contado, e si ridusse a Prato ove dimorò qualche tempo. Il duca dapoi per qualche sospetto che ebbe, o che a questo fosse da altri stimolato, non volle che più Andrea si tenesse a Prato, ma gli diede i confini in Casentino, in una villetta vicina a Bibiena che da’ paesani si chiama Rassina. Quivi si condusse il Marsupini e vi menò la moglie e i figliuoli, e come colui che non si sentiva colpevole, attendeva questo essiglio a sopportare più pazientemente che fosse possibile, sperando pure d’esser un dì a la patria restituito. Egli era creditore d’un cittadino, cortegiano d’esso duca, il cui nome m’è uscito di mente, e deveva da quello aver circa cinquecento ducati o poco più o poco meno. E veggendosi esser poco grato al duca del quale il debitore era molto favorito, non ardiva fargli molta instanza per riaver i suoi danari, ma così freddamente glieli faceva richiedere. Il giovine, che poca voglia mostrava di volerlo pagare, gli dava parole e con quelle lo menò circa quattro o cinque anni. Ora veggendo il Marsupini che l’amico non era disposto a pagarlo così di leggero, pensò per via di parenti ed amici fargliene parlare, e quando pure lo ritrovasse come al solito renitente, aver con una supplicazione ricorso al duca. Fatta questa deliberazione, mandò Amerigo suo figliuolo, che era di dodici in tredeci anni, verso Firenze, informato del caso e con lettere a’ suoi parenti ed amici. Amerigo, prima che parlasse nè desse lettere a nessuno, come fu a Firenze se n’andò a ritrovar il debitore e per commissione di suo padre gli domandò i danari. Il debitore mostrò curarsi poco di lui, di che il fanciullo, che era d’ingegno e di spirito, non si smarrì punto,