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infinite; ed egli, ove bisogna usar giustizia, usar diligenza grandissima, non si lascia trasportar da passione alcuna, nè guarda in viso a chi si sia. E certo la giustizia è una vertù necessaria a tutti i prencipi, ma molto più ad un prencipe nuovo, il qual voglia ben regger una città che sia stata lungo tempo libera, come è stata la città di Firenze. E tanto più deve il duca affaticarsi in far che la giustizia sia osservata, quanto che deve attender a stabilire questo suo nuovo prencipato e far che il popolo di Firenze l’ami. Il che facilmente consegue chi fa giustizia, perciò che a la fine i grandi e piccioli amano e cercano di conservar il lor prencipe giusto. Ora per non voler tenervi più in ascoltar questi ragionari, io vi vo’ contare un’azione fatta dal detto duca, la quale merita a giudizio mio esser lodata. – E così il capitan Tomaso narrò una novelletta molto bella, la quale in segno de la mia servitù e de l’amore che sempre m’avete dimostrato ho voluto che sotto il valoroso vostro nome sia letta. Voi questo picciol dono degnarete accettare, il quale doppiamente vi deverà esser caro, sì perchè la novella è narrata dal vostro luogotenente ed altresì perciò che da me è stata scritta. Feliciti Iddio ogni vostro pensiero.

Bell’atto di giustizia fatto da Alessandro Medici duca di Firenze contra un suo favorito cortegiano.


Devete sapere, signori miei, che ciascuno che occupa il dominio de la sua patria, e massimamente che fin alora sia stata libera, che conviene che faccia molte cose e stia più vigilante che non farebbe uno che s’insignorisse de la patria o d’altro luogo che già fosse avvezzo aver signore. Questo dico perciò che avendo il duca Alessandro preso in sè il dominio di Firenze che era in molti, è necessario che non solo quelli che attualmente erano de la Signoria, ma che anco gli altri che speravano ascendere, chi ad esser gonfalonieri, chi degli «otto» e chi d’altro ufficio, si tengano offesi, e che giorno e notte pensino a la ricuperazione de la lor antica libertà. Bisogna poi che consideri che communemente i cittadini più facilmente si metteranno soggetti ad uno straniero che ad un cittadino, parendogli che essi meritino così bene quel grado come quell’altro, e gli pare non dever sofferire che uno che era lor uguale gli debbia così leggermente diventar padrone.