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non sentiremo caldo nessuno. – La povera moglie che altro inganno nè malizia non pensava, gli lodò molto questo suo pensiero e da l’altra banda diede ordine al suo amante che quella notte l’attenderebbe; il che a l’amante sommamente fu caro, essendo già molti dì che con la sua donna non era giaciuto. Cenarono tutti di brigata sul tardi. Egli dopo cena chiamata la moglie l’ordinò molte cose che ella facesse fare, mostrando che starebbe qualche giorno che non tornarebbe, e per meglio assicurar il tutto, diede anco alquante commissioni al giovine amante de la moglie. Cominciando poi ad imbrunirsi la notte, montò a cavallo col cancegliero, e non cavalcò un miglio che si fermò ad un suo luogo ove aveva una bellissima' 'possessione, e quivi stette circa due ore. Dapoi rimontato a cavallo se ne ritornò al suo castello, che potevano essere circa le quattr’ore di notte, e fu dal castellano a cui egli la commissione segretissimamente lasciata aveva, dentro senza romore intromesso. Fatto questo, fe’ chetamente, avendo già al tutto fatta la conveniente provigione, armar il castellano e il cancegliero, e con la spada in mano se n’andò verso la camera ov’era la moglie. Aveva ne la mano sinistra il cancegliero un torchietto acceso. Giunti a la camera, fece che il castellano picchiò a l’uscio e disse che erano venute lettere del padrone. Fece la donna levar de la lettiera da basso una vecchia che era consapevole del tutto, e le disse che non lasciasse entrar il castellano, ma che si facesse dar le lettere. Venne la donna ed aperse l’uscio, a la quale fingendo sporger le lettere, il castellano diede con le mani nel petto e quella riversone fece cadere. In questo tutti tre con le spade nude entrarono in camera e trovarono gli infelici amanti nudi nel letto, che avevano giocato a le braccia, e a la donna per esser debole di calcagna era toccato lo star di sotto. Furono tutti dui subito presi e la cameriera anco ella fu pigliata. Pensi ciascuno di che animo devevano esser i tre prigionieri trovati in simil fallo: essi non ardirono mai dir parola. Comandò il signor del luogo che si recasse una fune e volle che la misera moglie ad un chiodo che in una trave era lungo e grosso, impiccasse il suo amante. Fatto portar una scala, prese la donna la fune e quella, piangendo amarissimamente, al collo de l’amante annodò e salita su la scala ed al grosso chiodo quella attaccata, il povero e sfortunato amante strangolò. Fece poi levar di camera tutte quelle cose che dentro v’erano, e solamente in un cantone fe’ lasciar tanta paglia quanta a pena sarebbe bastata a dui cani per corcarsi. Poi disse a la moglie: – Donna, da che a l’onor